La mia primavera a novembre

Tra meno di un’ora arriverò a Bologna dove racconterò la mia storia professionale. Sono molto emozionata e anche intimidita all’idea di dover parlare a tante donne come me e tante molto diverse da me. Sento molto la responsabilità che le mia parole possano essere da stimolo per chi ha voglia di reinventarsi professionalmente.
 Ho provato più volte a preparare un discorso, ma ogni volta era un viaggio interiore fatto di grandi soddisfazioni, momenti di nostalgia per il passato e sprazzi di energia incontrollabile. E così ho smesso e ho deciso di improvvisare, di trarre ispirazione dall’atmosfera.
Il treno corre velocissimo e le Officine Minganti di Bologna non sono molto lontane
Non vedo l’ora di raccontare la mia primavera a novembre.

 

Hopen Think Tank, i Pirati tornano all’attacco

Alle ultime elezioni municipali a Berlino il Partito Pirata Tedesco ha ottenuto un sorprendente 8,9%. E adesso la Germania, paese abituato a interrogarsi e a rimettersi in discussione (lo so, io sono di parte), sa di trovarsi di fronte non a un movimento di nerd rivoluzionari, ma all’esigenza di una nazione intera ben consapevole delle potenzialità innovative dal punto di vista economico e sociale della cultura digitale. Che sia stato un voto di protesta o no, questo risultato è il frutto di un’ urgenza di risanamento, apertura e trasparenza della cosa pubblica che deve assolutamente coinvolgere anche il nostro paese.

Il Partito Pirata Italiano non ha visibilità politica a causa della legge elettorale e spesso l’opinione pubblica lo confonde col Movimento 5 Stelle. Parliamo invece di due realtà che nascono da presupposti differenti.

Di questo e di tanto altro si parlerà ad Hopen Think Tank il 7 Ottobre 2011 alle ore 18 presso la Sede di Estrogeni in Via Nomentana 222.

Che cos’è Hopen?

Un gruppo di inguaribili ottimisti sta tentando di dare vita a quello che ci piace chiamare un Think Tank, con l’ambizione di analizzare in maniera critica la realtà che viviamo e disegnare alternative.
Noi crediamo alla cultura aperta, alla sostenibilità dei comportamenti, ai meccanismi di condivisione della conoscenza e dei beni materiali, al cambiamento della società dal basso.
Crediamo che nel mondo, e soprattutto in Italia – sulla società italiana terremo il nostro focus, con l’ambizione di poterla cambiare – le cose stanno cambiando velocemente e riteniamo che un’attività divulgativa, mediante la quale si faccia informazione e formazione chiara e accessibile a tutti sui temi del cambiamento possa avere un ruolo cruciale nella trasformazione.

Il nostro obiettivo è di mettere insieme persone volenterose e appassionate, che in questa attività vedano un nuovo modo di fare attivismo sociale e politico, che mettano al servizio di questa iniziativa tutto ciò che sanno e vogliono fare.

In questa intervista, uno dei fondatori, Simone Cicero ci parla apertamente del progetto, delle sue ambizioni e delle soluzioni proposte per dare inizio all’azione.

twitter.com/hopentt

Dead Island e il ritorno dell’orrore

Ho amato i film horror da adolescente. Erano i tempi di Venerdì Horror Italia 1.
Mi rinchiudevo al buio nel salone, contro il volere dei miei genitori e rimanevo impassibile di fronte ad asce grondanti sangue, zombie e ragazzetti divorati da creature oscure in boschi bui e sperduti. Non ricordo quali fossero le mie emozioni di allora, la mia era una passione tutto sommato pacata che non condividevo con nessuno perché tutti avevano paura. E forse proprio questa immunità alla paura mi faceva sentire speciale.

Poi sono cresciuta. Pennywise e Freddy Krueger fanno parte di un passato che mi fa sorridere, ma oggi le sicurezze che ho acquisito durante gli anni rifiutano di essere destabilizzate dalla messa in scena di una storia immaginata che scatena sensazioni di terrore e disgusto. Sono già troppo disgustata da alcune scene di vita reale. E mi faccio bastare quelle per sdegnarmi e rimettere in discussione il mio mondo interiore.

Il mio inconscio, come quello di ciascuno di noi, custodisce inquietudini e smarrimenti più o meno esplorati, che non hanno alcuna voglia di essere di essere riscattati da presunti effetti catartici. Ma al contrario preferiscono mantenere integro il proprio ruolo di compagni di avventura nelle sfide di ogni giorno.

Ecco perché non guardo più film horror, ma forse un tratto dell’adolescente che sono stata è rimasto: questo video ha ridestato qualcosa sepolto laggiù in fondo.

Si chiama Dead Island ed è il teaser trailer di presentazione di un videogioco che in America è diventato best seller in tempi record.

La Lionsgate, quelli di Hunger Games per capirci, ha appena acquistato i diritti per farne una pellicola sofisticata e rivoluzionaria: Il film di Dead Island sarà un’innovazione nel genere, grazie al suo concentrarsi sulle emozioni umane, sui legami familiari e per la sua narrazione non lineare. […].

Lo guarderò e sarà un ritorno di fiamma o un’attacco a sorpresa dell’inconscio.
Intanto godiamoci il teaser.

Se il sangue vi turba, don’t play!


Carnage

Questa è la locandina perfetta, quella che in una sola immagine racchiude il cuore di un racconto, quello di Carnage.

Carnage, la pellicola diretta da Roman Polanskiè la trasposizione cinematografica della pièce teatrale, “Il dio del massacro”, scritta da Yasmina Reza.
Il linguaggio del cinema si appoggia su quello del teatro e si fonde ad arte regalandoci i 78 minuti intensi di una carneficina verbale ed emotiva.
La costrizione è la madre di quell’esasperazione che scardina le difese e mette di fronte la nudità di un pensiero finalmente capace di urlare tutta la verità in una sola sola frase.

Sono contenta che mio figlio abbia rotto i denti al vostro. E mi ci pulisco il culo con i vostri diritti umani! (Nancy)

Il resto lo trovate qui.

 

 

Involtini di pollo speziati leggeri e gustosi

Il disclaimer è sempre lo stesso, non amo cucinare e tutte le volte che mi metto in cucina improvviso e doso tutto a intuito. L’inesperienza è la mia più grande nemica in cucina, ma la creatività è un’alleata spesso vincente.
Da diverso tempo sto cercando di mangiare di meno e più sano. Ma non voglio rinunciare a piatti allegri e saporiti.

Il re delle diete ipocaloriche è il petto di pollo. Non c’è cosa che mi mette più tristezza del petto di pollo! A meno che…

…a meno che non si aggiungano i seguenti ingredienti (da considerarsi per due persone):

1 vasetto di yogurt bianco magro
pane grattugiato
2 carote
1 zucchina
1 busta di spinaci freschi
1 pizzico di cumino
1 pizzico di paprika piccante
1 grattugiata di zenzero
sale e pepe q.b.
olio
vino bianco
e ovviamente 300 gr di petto di pollo a fette
(se volete un po’ di brodo)

Dopo aver battuto le fettine con il batticarne, le ho salate, le ho lasciate una mezzora a marinare in frigo in un piatto con lo yogurt e una grattugiata molto leggera di zenzero (attenti a non esagerare!) Continua a leggere

Mozzarella Stories

“Tutto nacque da un articolo sui pomodori ciliegini cinesi. Lo lessi e pensai: può succedere anche con la mozzarella. Allora mi ridevano tutti appresso, poi tre anni fa ne sequestrarono un carico.”

Se hai un occhio raffinato e una creatività impetuosa da una semplice notizia di cronaca, riesci a costruire  un bellissimo ritratto, come quello disegnato da Edoardo De Angelis in Mozzarella Stories.

Ciccio Dop è il Signore della Mozzarella di Bufala, quell‘oro bianco che gli ha consentito di costruirsi una vita di agi e ricchezze insieme a tutti quegli ommin’e’mmerd che riempiono, fin troppo, una trama complessa, al di sopra delle righe, ma ricca di passione, emotività forte e dall’estetica curata e preziosa.

Quando un regista si innamora troppo delle proprie immagini difficilmente riesce a privarsene e le inzeppa in un flusso drammaturgico che non ha bisogno di altri quadri, ma che, al contrario, ne subisce la pesantezza e la stanchezza. E’ questo è il peggior difetto di questo film. Continua a leggere

Una voce appassionata alla #GGDCampania2

Come già vi ho raccontato, questa estate ho partecipato con immenso piacere alla GGD Campania raccontando il progetto Donna Impresa e il mio punto di vista relativo all’impatto dei nuovi media sulle tematiche femminili.

 

Nella speranza che la partecipazione femminile non sia più un argomento “di genere”, godetevi  un assaggio del mio appassionato accento del sud. :)

Ho ucciso Shahrazād

Joumana Haddad è una donna araba che vive a Beirut dove è nata e crescuita.  Joumana ha un rapporto di amore e odio verso una città che non accetta e che non la accetta, ma Joumana, pur viaggiando tanto, ha deciso di rimanere e di sradicare gli stereotipi del mondo arabo (non troppo lontani da quelli occidentali) attraverso la concretezza delle sue parole che le hanno provocato non pochi problemi di censura.
Joumana ha deciso di chiamare le cose con il proprio nome, senza girarci intorno e rivendica con orgoglio la sua libertà di parlare del corpo con le sue problematiche, i suoi tabù e tutti i significati di cui si fanno sovrani i censori della cultura.
La sua rivista si chiama Jasad che vuol dire Corpo.
Johanna non è Shahrazād , Johanna ripudia Sharazad come modello di ribellione, di astuzia e di rivendicazione. Sharazad ha usato l’inganno per evitare di essere uccisa. Sharazad ha negoziato il suo diritto di vivere.
Sharazad non può essere fonte di ispirazione come invece lo è Lilith, la donna che venne prima di Eva, Lilith, la ribelle che non accettò di giacere con Adamo standogli sotto, colei che nessuno può prendere e che invece prende.
Lilith non ha aggirato la realtà, Lilith ha scelto la sua strada e l’ha percorsa contro tutti e contro tutto. Lilith ha scelto di essere pubblicamente diversa e lo ha fatto con fierezza.
Essere come Lilith vuol dire sifdare le censure e i tabù religiosi, politici, sociali, culturali.
Lilith è un modello universale per chiunque abbia il coraggio di raccontare se stessi.
In Ho ucciso Shahrazād Joumana scopre il proprio corpo e racconta la sua femminilità in tutte le sue sfumature, i suoi desideri, le sue aspirazioni, la sua rabbia e la sua voglia di essere donna emancipata e stakanovista, ma che non ha perso il suo desiderio di essere bella, curata, elegante perchè nessuna di noi ha bisogno di assomigliare a un uomo per sentirisi una donna forte.
Io come donna ho bisogno dell’uomo. Non c’è alcun dubbio. E amo questa necessità e l’accetto e la nutro e ne sono orgogliosa. Io, come donna, sono consapevole che anche l’uomo ha bisogno di me. E amo questa necessità e l’accetto e la nutro e allo stesso modo ne sono orgogliosa. Ma c’è un abisso tra aver bisogno dell’altro ed esserne dipendente[…] …le due identità camminano insieme, tenendosi per mano, con complicità e uguaglianza, sfidandosi, motivandosi e sostenendosi a vicenda, pur restando incredibilmente differenti.”  (Joumana Haddad, Ho ucciso Sharazad, Piccola Biblioteca Oscar Mondadori, pag. 85)