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La Voce Verde delle Donne al Forum della Comunicazione

Ieri ho partecipato alla sezione di Ignite al Forum della Comunicazione e ho presentato La voce verde delle donne.
Ultimamente mi sto occupando di tematiche di genere legate al mondo del lavoro e tra una ricerca e l’altra mi sono persa spesse volte nella selva oscura degli stereotipi e, soprattutto, dei miti e delle leggende legati a presunte abilità dell’uno o dell’altro genere.
Nel tentativo di liberarmi di queste macchinose informazioni, mi sono sempre ritrovata al punto di partenza: gli uomini vengono da Marte e le donne da Venere.
E allora ho pensato: e se fosse proprio questo il valore aggiunto? Perchè è vero che gli uomini e le donne pensano diversamente e si comportano diversamente, ma hanno una cosa che li accomuna al di là di ogni differenza:  vivono entrambi sul Pianeta Terra ed è interesse di entrambi preservarne l’equilibrio.
Come? Collaborando! Perché, soprattutto nella società della conoscenza la formula vincente è meno competizione e più collaborazione tra i generi.

Le voci delle donne, però, spesso si confondono nel cinguettìo baritonale maschile e faticano quindi a farsi sentire. Ecco perchè recentemente mi sono soffermata ad ascoltarle con più attenzione.
La prima voce verde che ho incontrato è stata quella di Rachel Carson, biologa e zoologa statunitense scomparsa nel 1962, che ha studiato gli effetti dei pesticidi sulla catena alimentare dando il via al movimento ambientalista che lentamente ha conquistato anche il mercato del lavoro. Continua a leggere

Ben Pastor e io, una piccola chiacchierata tra Libertà e Potere

Il Salone Internazionale del Libro di Torino, anche quest’anno ha riservato incontri, eventi, scoperte e confronti molto interessanti e ha sollevato tematiche su cui diventa sempre più urgente riflettere.
Prima fra tutte la memoria della storia dei 150 anni di Unità del nostro Paese, in vista della prospettiva di un futuro migliore e di una rinascita politica ed economica che riporti l’Italia al recupero dei valori genuini che da sempre la contraddistinguono.
Sarà stato il clima elettorale che si percepiva dalle chiacchiere nei diversi stand o forse il mio costante monitoraggio della Rete a regalarmi la sensazione che la partecipazione emotiva della gente ha contribuito all’accrescere di questo desiderio di rinascita che spazzi via l’abbrutimento sociale ed etico degli ultimi anni.
E la stessa speranza ho potuta condividerla con un’autrice italo americana che non conoscevo e che ho imparato a stimare già dopo il primo minuto di conversazione.
Si chiama Ben Pastor e ho avuto il piacere di intervistarla per l’iniziative Donabol.
Il suo libro si chiama Il Signore delle Cento Ossa, edito da Sellerio.

E’ l’aprile 1939 in Germania e la guerra non è ancora scoppiata, ma il suo odore si percepisce forte nell’aria. Nel Mese della Cultura Giapponese e una delegazione nipponica, composta da un generale e un ammiraglio (accompagnati dai rispettivi aiutanti), un industriale farmaceutico, un biologo e uno storico dell’arte con la sua segretaria, deve incontrare un industriale tedesco per trattare la vendita, da parte del Giappone, della formula di un composto chimico, un anestetico.
La compostezza e l’eleganza di Martin Bora, un uomo in un’ uniforme sbagliata, sono i requisiti fondamentali per accogliere una commissione dalla cultura molto lontana e molto formale. Tuttavia questo ruolo è una copertura per un altro compito che Martin deve svolgere per i servizi segreti: c’è una spia a servizio degli Americani tra gli invitati il cui nome in codice è il Signore delle Cento Ossa.

E già nel titolo c’è tutto il fascino della cultura del Sol Levante. Perchè Cento Ossa è una  metafora giapponese  che indica il corpo umano. Il signore delle cento ossa avrà forse il dominio della vita e della morte?
Le trama sembra costruita col fine di andare a sviscerare l’umanità in tutte le sue potenzialità di cattiveria e generosità.

Ben, ha il privilegio di parlare a molti attraverso la scrittura e ne percepisce anche la responsabilità pesando ogni singola parola in questo suo viaggio nell’universo contorto della natura umana. Il bene il male convivono in uno scontro continuo storpiando spesso il valore di concetti fondamentali come Libertà e Potere.

Ne abbiamo parlato in questa piacevole chiacchierata. Enjoy!

UPDATE:
Ecco l’intervista completa:

#Donabol, un piccolo dono di sé

Quest’anno, al Salone del Libro di Torino, BOL presenterà l’iniziativa DonaBol attraverso la quale donerà 4.800 libri alle biblioteche di 4 scuole delle città di Milano, Napoli, Palermo e Torino.

Mi è stato chiesto di scrivere la mia lista e scegliere i 5 libri della mia vita. Non ho dovuto pensarci molto e in pochi secondi ho riassunto l’evoluzione della mia identità in 5 titoli.

In questo mio spazio personale, però, voglio condividere il perché.

  1. Un cuore così bianco di Javier Marías, perché è una scrittura che lentamente entra nelle viscere con il suo flebile fruscio e scorre lieve svelando la pesantezza di quel segreto che ciascuno si porta dentro.
  2. Pastorale Americana di Philp Roth, perché mi ha fatto amare per la prima volta le digressioni, perché  l’impulso irrefrenabile del raccontarsi ti avvinghia. Perché ti consola, perché nessuno è mai pronto alla vita. E poi perché ci sono un padre e una figlia che si amano.
  3. Il meglio che possa capitare a una brioche di Pablo Tusset, perché è frizzante. Perché restituisce il giusto glamour a situazioni surreali e stravaganti. E perché due anime diverse di due fratelli diversi sono la stessa anima. E perchè è semplicemente divertente.
  4. Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte di Mark Haddon perché nel nostro mondo interiore incomprensibile agli altri c’è un pizzico di genialità e non bisogna mai smettere di cercarlo. E perché mi manca Filippo.
  5. Mele Bianche di Jonathan Carroll, perché la vita è un caleidoscopio rotondo in cui la fine e l’inizio coincidono e in mezzo ci sono tanti colori che cambiano e brillano a seconda di come la tieni in mano. E poi perchè quando ho finito di leggerlo ho sentito il mio iiif, il nostro iiif.

 

Oggi, venerdì 13 maggio presso lo stand Bol.it (H126 J125) chiacchiererò pubblicamente con la scrittrice italo americana Ben Pastor in occasione dell’uscita del suo ultimo libro Il Signore delle Cento Ossa.
Se avete curiosità e domande da rivolgerle approfittatene.  :)

Il mio beato tour

Ci sono momenti in cui pensi che vivere a Roma sia un grande privilegio, perchè questa città, tra mille polemiche e disservizi, è sempre pronta ad accogliere milioni di persone da tutto il mondo e a offrire loro la sua maestosa bellezza e calorosa affabilità.
Per questa ragione non ho potuto non essere anche io, privilegiata cittadina romana, parte della storica celebrazione di Beatificazione di Giovanni Paolo II il 1 Maggio 2011.
Un momento per i più di estrema commozione, per me l’occasione per passeggiare tra i volti e le espressioni di persone così diverse e mai così unite.

#Coversational: Women Invasion

Partire da una provocazione è il modo migliore per esprimere il proprio parere su una questione spinosa come quella delle donne in rete.

Ma partiamo dall’inizio.

Venerdì sono stata ospite di Conversational trasmissione radiofonica  di  Radio Popolare Roma sulla rivoluzione dei Social Media, scritta e condotta da Antonio Pavolini.

Ci si è chiesto quanto la presenza femminile in rete stia effettivamente cambiando la percezione che si ha della donna e di quanto noi donne stiamo sfruttando questa opportunità per promuovere noi stesse e le idee o gli ideali di cui ci facciamo portavoce.

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Il tempo delle donne è adesso

Sono passati 10 giorni, ma queste parole continuano a risuonare nella mia testa:

Noi donne abbiamo fatto la nostra parte, le istituzioni no! Rispetto, dignità, lavoro, libertà ci sono dovute, ADESSO!

Con queste parole Cristina Comencini ha concluso il suo intervento alla mobilitazione di massa Se non ora quando del 13 febbraio a piazza del Popolo.
Un discorso sincero, privo di retorica, arrabbiato ma sapientemente misurato, che, superando le lotte di partito, punta l’attenzione su un problema reale e obiettivo: la percezione della donna nella cultura italiana e le sue conseguenze a livello sociale, politico ed economico che minano il processo di innovazione nel quale il nostro Paese non riesce ancora ad avere un ruolo predominante.

Un esempio perfettamente calzante, citato dalla stessa Comencini, è l’operato di Angela Merkel, la quale, all’inizio del suo mandato, ha triplicato, con non poche difficoltà, i posti negli asili nido. Oggi la Germania vanta una crescita produttiva tre volte superiore alla nostra. Questa è la dimostrazione che un’azione politica efficiente e innovativa nasce da una valutazione attenta delle condizioni sociali e culturali di un paese.

Le ultime vicende politiche italiane non hanno fatto che rendere esplicito un modello culturale perfettamente radicato nella nostra società e che da troppi anni condiziona le scelte quotidiane di ciascuna di noi. Continua a leggere

Se non ora quando? Perché sto per scendere in piazza

1) Per affermare che le donne italiane hanno altri modelli culturali a cui fare riferimento,

2) per ribadire che quello che passa in tv non ci rappresenta,

3) per ribattere che Berlusconi è solo uno dei tanti che contribuisce a distorcere l’immagine della donna italiana,

4) perché non è una battaglia tra partiti,

5) perché è una protesta dai mille colori,

6) perché non ha nulla a che fare con rivendicazioni femministe,

7) perché non ha nulla a che fare con i soliti luoghi comuni sull’emancipazione delle donne,

8) per trovare un dialogo con gli uomini,

9) perché è una lotta per la dignità di tutta la società italiana,

10) perché spero di trovare mille altre ragioni per essere lì insieme a tante persone.

Per questo chiedo a gran voce agli uomini di esserci accanto in questo importante momento di partecipazione!

Liberiamo i contenuti e le relazioni dalla fuffa

L’altro giorno ho ricevuto una mail in cui mi si chiedeva cosa intendessi per Networking.

La domanda è nata dal forte interesse che sta generando l’Happy Networking Hour, l’evento che noi GGD Roma stiamo organizzando insieme a Indigeni Digitali per la Social Media Week.

La questione mi ha lasciato riflettere sul fatto che spesso si danno per scontato termini dell’uso quotidiano che a volte si confondono nel nebuloso universo della fuffa 2.0.
Attenzione, la fuffa si insinua in tanti contesti professionali, ma se si parla di new media, il saper distinguere ciò che è realmente innovativo da ciò che appare semplicemente cool permette una reale partecipazione al cambiamento e, liberarsi dall’atteggiamento altezzoso del ridurre ogni cosa a fuffa 2.0, è un passo importante verso un ascolto consapevole.

Fuffa è ripresentare in “veste digitale” vecchi modelli culturali, sociali e imprenditoriali, mentre l’innovazione riguarda la qualità dei contenuti, delle relazioni sociali e delle azioni conseguentemente intraprese.

In merito a ciò, da quando ho l’onore di essere entrata nel team delle Girl Geek Dinners Roma, il mio approccio al web è più strutturato e critico e tento di mettere i contenuti a servizio della mia personalità per trovare un’identità professionale e umana coerente, fatta di obiettivi flessibili, ma precisi e liberi da convenzioni.
Il lavoro sulla mia credibilità, per distinguermi e creare valore, è duro e faticoso, ma, tutto sommato, divertente. E tutto questo grazie anche al supporto delle GGD Roma.

Questo è il punto di partenza che spinge me e anche le ragazze della GGD Roma a fare networking, a fare rete, a mettere in contatto le persone che hanno interessi affini o progetti da condividere.
E anche se costruiamo gli eventi prevalentemente in rete attraverso l’attività costante su social network, forum, wiki e piattaforme collaborative, ciò che restituisce soddisfazione al nostro impegno è la concretizzazione nella real life delle nostre azioni di networking

Vi aspettiamo numerosi giovedì 10 febbraio dalle 18.30 presso il Caffè Emporio in piazze dell’Emporio 2 a Roma per parlare di networking insieme, per scoprire le tante realtà che operano sul territorio romano e per trovare insieme una strada a collaborazioni che possano partecipare attivamente e con onestà intellettuale al cambiamento.

Esperienze di Marketing Personale

Verso la fine del 2010 sono stata contattata da Stefano Principato per partecipare alla realizzazione del suo secondo ebook, Esperienze di Marketing Personale, che raccoglie, oltre alle sue osservazioni professionali, 17 interviste inedite che raccontano le esperienze personali di chi costantemente si confronta con la Rete.

Troverete spunti interessanti che ruotano attorno a 4 principali interrogativi:

1. Quanto ritieni sia importante oggi un approccio strutturato al marketing personale per un professionista?
2. Quali strategie e strumenti utilizzi normalmente nelle tue attività di self marketing e promozione?
3. Qual è a tuo parere l’errore assolutamente da evitare nella propria promozione on line?
4. Che suggerimenti daresti a chi volesse incrementare la propria visibilità?

Le mie riflessioni (pagine 53 e 54) sono accompagnate da quelle di Alberto AntonelloDavide BasileVirginia BusatoGiosuè DeCarliFrancesco Maria deFeoFrancesco FascinatoPaola FrateschiFederico GargianiAdriano GasparriGiuliano IacobelliMirko LalliAntonio ProcentesePaolo PugniMarina RipoliSasà Tomasello ed Emanuela Zaccone.

Buona Lettura! :)

#GGDcamp, un nuovo format per le GGD Bologna

Le GGD Bologna hanno sperimentato un nuovo format per raccontare la diffusa Paura della Rete, un tema importante e un problema contingente, che ha bisogno di essere analizzato in tutte le sue sfumature per riuscire a capire quali possano essere gli interventi da attuare al fine di svelare la più elementare delle verità e cioè che la rete può essere innovazione, progresso ed emancipazione.

La tecnofobia è un disturbo che si fonda sulla paura del cambiamento sociale e che in ogni società ha delle spiegazioni endemiche e specifiche.
La rete fa paura perchè informa, perchè mette le verità, anche quelle più scomode, alla portata di tutti e ha una velocità di propagazione delle informazioni che non è controllabile

Tante voci fanno il pensiero critico e il pensiero critico porta al cambiamento.
I modelli di business (dell’industria editoriale, discografica, cinematografica, delle grandi aziende,dei governi, delle lobby…) non possono più esimersi dalla necessità di essere ridisegnati. Ma ecco che gli equilibri si scompaginano, i privilegi vengono a mancare e le certezze perdono di consistenza, nel bene e nel male.
La paura del confronto cancella il valore della condivisione e rallenta il naturale progressivo corso dell’umanità che, fortunatamente, ha ormai preso una direzione dalla quale non può più tornare indietro.

Programma ggdcamp