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Ben Pastor e io, una piccola chiacchierata tra Libertà e Potere

Il Salone Internazionale del Libro di Torino, anche quest’anno ha riservato incontri, eventi, scoperte e confronti molto interessanti e ha sollevato tematiche su cui diventa sempre più urgente riflettere.
Prima fra tutte la memoria della storia dei 150 anni di Unità del nostro Paese, in vista della prospettiva di un futuro migliore e di una rinascita politica ed economica che riporti l’Italia al recupero dei valori genuini che da sempre la contraddistinguono.
Sarà stato il clima elettorale che si percepiva dalle chiacchiere nei diversi stand o forse il mio costante monitoraggio della Rete a regalarmi la sensazione che la partecipazione emotiva della gente ha contribuito all’accrescere di questo desiderio di rinascita che spazzi via l’abbrutimento sociale ed etico degli ultimi anni.
E la stessa speranza ho potuta condividerla con un’autrice italo americana che non conoscevo e che ho imparato a stimare già dopo il primo minuto di conversazione.
Si chiama Ben Pastor e ho avuto il piacere di intervistarla per l’iniziative Donabol.
Il suo libro si chiama Il Signore delle Cento Ossa, edito da Sellerio.

E’ l’aprile 1939 in Germania e la guerra non è ancora scoppiata, ma il suo odore si percepisce forte nell’aria. Nel Mese della Cultura Giapponese e una delegazione nipponica, composta da un generale e un ammiraglio (accompagnati dai rispettivi aiutanti), un industriale farmaceutico, un biologo e uno storico dell’arte con la sua segretaria, deve incontrare un industriale tedesco per trattare la vendita, da parte del Giappone, della formula di un composto chimico, un anestetico.
La compostezza e l’eleganza di Martin Bora, un uomo in un’ uniforme sbagliata, sono i requisiti fondamentali per accogliere una commissione dalla cultura molto lontana e molto formale. Tuttavia questo ruolo è una copertura per un altro compito che Martin deve svolgere per i servizi segreti: c’è una spia a servizio degli Americani tra gli invitati il cui nome in codice è il Signore delle Cento Ossa.

E già nel titolo c’è tutto il fascino della cultura del Sol Levante. Perchè Cento Ossa è una  metafora giapponese  che indica il corpo umano. Il signore delle cento ossa avrà forse il dominio della vita e della morte?
Le trama sembra costruita col fine di andare a sviscerare l’umanità in tutte le sue potenzialità di cattiveria e generosità.

Ben, ha il privilegio di parlare a molti attraverso la scrittura e ne percepisce anche la responsabilità pesando ogni singola parola in questo suo viaggio nell’universo contorto della natura umana. Il bene il male convivono in uno scontro continuo storpiando spesso il valore di concetti fondamentali come Libertà e Potere.

Ne abbiamo parlato in questa piacevole chiacchierata. Enjoy!

UPDATE:
Ecco l’intervista completa:

#Donabol, un piccolo dono di sé

Quest’anno, al Salone del Libro di Torino, BOL presenterà l’iniziativa DonaBol attraverso la quale donerà 4.800 libri alle biblioteche di 4 scuole delle città di Milano, Napoli, Palermo e Torino.

Mi è stato chiesto di scrivere la mia lista e scegliere i 5 libri della mia vita. Non ho dovuto pensarci molto e in pochi secondi ho riassunto l’evoluzione della mia identità in 5 titoli.

In questo mio spazio personale, però, voglio condividere il perché.

  1. Un cuore così bianco di Javier Marías, perché è una scrittura che lentamente entra nelle viscere con il suo flebile fruscio e scorre lieve svelando la pesantezza di quel segreto che ciascuno si porta dentro.
  2. Pastorale Americana di Philp Roth, perché mi ha fatto amare per la prima volta le digressioni, perché  l’impulso irrefrenabile del raccontarsi ti avvinghia. Perché ti consola, perché nessuno è mai pronto alla vita. E poi perché ci sono un padre e una figlia che si amano.
  3. Il meglio che possa capitare a una brioche di Pablo Tusset, perché è frizzante. Perché restituisce il giusto glamour a situazioni surreali e stravaganti. E perché due anime diverse di due fratelli diversi sono la stessa anima. E perchè è semplicemente divertente.
  4. Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte di Mark Haddon perché nel nostro mondo interiore incomprensibile agli altri c’è un pizzico di genialità e non bisogna mai smettere di cercarlo. E perché mi manca Filippo.
  5. Mele Bianche di Jonathan Carroll, perché la vita è un caleidoscopio rotondo in cui la fine e l’inizio coincidono e in mezzo ci sono tanti colori che cambiano e brillano a seconda di come la tieni in mano. E poi perchè quando ho finito di leggerlo ho sentito il mio iiif, il nostro iiif.

 

Oggi, venerdì 13 maggio presso lo stand Bol.it (H126 J125) chiacchiererò pubblicamente con la scrittrice italo americana Ben Pastor in occasione dell’uscita del suo ultimo libro Il Signore delle Cento Ossa.
Se avete curiosità e domande da rivolgerle approfittatene.  :)