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No al bavaglio alla Rete

Dal blog di Guido Scorza:

Giulia Bongiorno, Presidente della Commissione Giustizia della Camera ha dichiarato inammissibili – tra gli altri – gli emendamenti presentati dall’On. Cassinelli e dall’On. Zaccaria al fine di cercare di limitare e contenere gli effetti nefasti che l’attuale comma 29 dell’art. 1 del c.d. DDL intercettazioni (rectius anti-intercettazioni) minaccia di produrre sulla libertà di informazione in Rete.”

Se l’emendamento passerà così com’è, i blogger si troveranno di fronte all’obbligo di rettificare, entro 48 ore dalla richiesta, i contenuti contestati, pena una sanzione amministrativa che va dai 250 ai 12.500 euro!

Una vera e propria limitazione della libertà d’espressione di cui non si sentiva proprio la necessità.
Chiunque può già chiedere la rettifica di ciò che viene quotidianamente scritto sul web.

I blog, i forum, i social network sono spazi da sempre aperti alla conversazione e allo scambio di idee e informazioni. Chi si prende la responsabilità di esprimere il proprio parere su tali spazi pubblici è a conoscenza della possibilità di incorrere nel reato di diffamazione che esiste già da tempo.

Non possiamo perciò accettare che l’ultimo baluardo di informazione democratica e condivisa rimastoci venga messo a repentaglio da una legge dispotica e liberticida.

SOTTOSCRIVI ANCHE TU QUESTA LETTERA PER LA LIBERTÀ DI INFORMAZIONE SULLA RETE!

Giallo a Milano: un esperimento innovativo al Roma Fiction Fest

Tra le varie masterclass e i soliti convegni sullo stato della fiction italiana, un incontro interessante è stato probabilmente quello sulla crossmedialità, che però ho potuto seguire solo nella parte finale durante la presentazione del progetto documentaristico Giallo a Milano.

Giallo a Milano nasce come un viaggio nella Chinatown del capoluogo lombardo, attraverso i volti, le vite e le storie raccontate in prima persona da chi, in quella parte di città ha portato i propri sogni, ideali, paure e le innumerevoli difficoltà di integrazione che a volte esplodono in quegli scontri che contribuiscono a colorare l’immagine distorta regalata dalla disinformazione mediatica.
Giallo a Milano è uno sguardo schietto di un regista italiano, Sergio Basso, che parla la lingua dei suoi interlocutori e che è in grado di restituire la complessità di un universo enigmatico e dalle mille sfaccettature non solo attraverso il racconto filmico, ma anche attraverso l’integrazione della drammaturgia innovativa di una piattaforma crossmediale ospitata dal Corriere della Sera.

Una sorta di diario di bordo dalla struttura aperta, costruito in motion graphic, grafica 2D e 3D, integrato al montato originale in cui l’utente può viaggiare liberamente seguendo il proprio percorso lungo approfondimenti su temi, location, materiali d’archivio e personaggi scomodi come il collaboratore di giustizia, tradotto in animazione per esigenze di tutela dell’identità, che racconta dal di dentro la criminalità organizzata.

La piattaforma a mio avviso andrebbe affinata in alcuni aspetti relativi alla navigabilità: alcuni passaggi sono poco intuitivi (come ad esempio il ritorno alla Home) e spesso, cliccando sulle nuovle dei contenuti, si apre una pop up che copre il video. Inoltre (ma mi rendo conto che è la condizione della sua sopravvivenza) la pubblicità all’inizio di ogni videoracconto è fastidiosissima perché rallenta troppo la navigazione da una storia all’altra, spezzando l’enfasi emotiva della narrazione.

Tuttavia Giallo a Milano è un esempio interessante da sponsorizzare perché è la dimostrazione tangibile della possibilità di un’evoluzione sincrona e congiunta tra i vecchi e i nuovi linguaggi della narrazione audiovisiva.

Forum della Comunicazione – Il web continua a spaventare

Come una nuvola che cambia rapidamente, tentare di affrontare le mutazioni del variopinto universo della comunicazione, può avere diverse sfaccettature.

Al Forum della Comunicazione di Roma manager, giornalisti e imprenditori hanno dato luogo a discorsi, prevalentemente a senso unico, in cui, chi più chi meno, ha promosso le proprie manovre aziendali inserendole in autorevoli scenari innovativi.

Parlare di interazione senza fare interazione risulta alquanto paradossale, ma questo forum ha dimostrato che è possibile: tanti piccoli monologhi, diversi anche interessanti, sui cambiamenti del modo di fare informazione e il ruolo che i nuovi media hanno nella creazione del rapporto di fiducia con gli utenti.

Un salotto cattedratico e “polveroso” concentrato più che altro sulla scoperta del valore relazionale della rete, della sua accezione di strumento atto a comunicare a molti secondo standard spazio temporali abbreviati.

Ma la reale trasformazione e la portata rivoluzionaria sta nella creazione orizzontale, autonoma e indipendente dell’informazione, col suo carattere di multidirezionalità e col suo spazio pubblico, il web, facilmente (seppur non sempre) accessibile, dove il confronto, lo scambio e il dissenso trovano la loro voce e la loro natura propositiva nelle mobilitazioni dal basso.
I cittadini diventano reporter, conquistando una ancora troppo piccola affermazione sociale e collettiva.

Etica e fiducia pertanto diventano valori centrali in questo passaggio da un potere editoriale chiuso a una forza aperta e condivisa. Una percentuale altissima delle informazioni infatti provengono da blog, social network e giornalismo partecipativo che disorienta e intimorisce coloro che finora hanno vestito di autorevolezza il loro potere di gestione delle informazioni, siano esse di natura giornalistica che di natura prettamente commerciale e di business.

Il web continua ancora a spaventare e tale timore si confonde nella visione di una Rete caotica e indisciplinata, la cui verifica dei contenuti viene disposta non come equivalenza di trasparenza, ma come forma di controllo e, in casi estremi come il nostro Paese, di tentativi di censura.

Oggi in Italia, e questo è emerso chiaramente, si ritiene che l’informazione di qualità provenga solo dai giornalisti che garantiscono notizie attendibili e controllate. E ciò avrebbe una sua plausibilità se ci fosse lo spazio anche per l’informazione divergente in un dibattito e un confronto continuo.

Gli “autorevoli controllori” delle notizie continuano a muovere le solite critiche verso il nostro Paese disegnato come passivo, arlecchino e autoassolvente, in cui nessuno si prende le proprie responsabilità, ma tali critiche continueranno ad avere una possibile presa finché non si darà voce a tutte le opinioni attraverso un lessico del confronto.

Forse la Rete stessa non ha ancora trovato un suo linguaggio credibile e fidato ed è costretta ancora a fare la voce grossa confondendosi nella lotta piuttosto che distinguendosi nel confronto.
Ma come si può farlo in un paese refrattario all’innovazione e ostile al cambiamento?

E in una sala schermatissima e priva di ogni possibilità di connessione, un’inedita Tag Cloud live ritrasmetteva in loop sempre i soliti pochi tweet della sala stampa dell’Auditorium, privilegiata dall’accesso alla rete.
Previa iscrizione alla rete wifi della provincia!

Questo è il ritratto del paese reale con il quale dobbiamo confrontarci tutti i giorni e verso il quale abbiamo il dovere di raccontarne le sue sfaccettature fino a quando avremo gli strumenti per poterlo fare.


Frontiers of Interaction – Spime Design Workshop – the future is here!

David Orban è presidente di Humanity+, fondatore e Chief Evangelist di Wide Tag e si occupa di tanti altri progetti accomunati da una forte spinta motivazionale a dare voce al nostro pianeta, ai suoi elementi e a permettere loro di interagire con gli esseri umani in vista di una pacifica convivenza e di uno sviluppo collettivo democratico e sostenibile.

Tuttavia lo sviluppo tecnologico corre a una velocità maggiore rispetto all’evoluzione e al grado di civilizzazione degli esseri umani per cui si crea un gap comunicativo forte che spesso diventa abissale di fronte alla diffidenza e allo scetticismo delle istituzioni e del pensiero comune.
Il libero e diretto accesso alle informazioni e la possibilità di condivisione di tali conoscenze può costituire il superamento di questo gap.

Interconnettere gli oggetti del mondo è la missione dell’ Internet delle cose, e il suo cuore pulsa nei modelli di rete peer to peer.

Se tutti gli oggetti fossero dotati di sensori (Spime Objects) potremmo comunicare direttamente col mondo, rivolgergli le giuste domande, ascoltarlo, comprenderlo e vivere in armonia con esso, senza la mediazione di una sovrastruttura di controllo e censura delle informazioni.
Il valore di attendibilità della conoscenza dal basso sarebbe in tal modo anche costantemente monitorato ed essa potrebbe delineare gli interventi e le modifiche appropriate e necessarie da apportare ad ogni specifica situazione.

In altre parole questa umanizzazione della tecnologia consentirebbe un approccio diretto e naturale col il mondo, un’alleanza in tutti i campi e in tutti i settori, alla luce della sicurezza e della trasparenza, dando vita a nuovi modelli produttivi.

Gli Spime Objects (SPace+tIME neologismo coniato da Bruce Sterling) sono costituiti da  GPS (per cui sanno dove si trovano), memoria (hanno percezione e consapevolezza di se stessi), sensori (attraverso i quali percepiscono il mondo e misurano le informazioni) e hanno capacità di comunicazione (condividono i dati raccolti con la nuvola di Internet).

Sotto il nostro controllo tali oggetti ci rendono portatori e garanti di queste informazioni che possiamo integrare con la vita quotidiana di tutti.

Ovunque  l’ambiente può essere percepito, controllato, analizzato, misurato e registrato: la sfida dell’Internet of Things è proprio questa: creare, moltiplicare, spiegare e connetterci tutti al grande network dei sensori intelligenti.

Connettere in rete il mondo fisico vuol dire permettere agli oggetti di connettersi l’un l’altro per  mappare ciò che conosciamo e monitorare il pianeta al fine di dare il via a un nuovo modello culturale dinamico basato sugli strumenti di condivisione della cultura. Ciò consentirebbe l’allontanamento dal disinteresse per realtà finora percepite lontane e irraggiungibili e aprirebbe la strada a una partecipazione attiva e consapevole alle dinamiche che riguardano la salute del nostro pianeta nutrendo il sentimento di responsabilità morale per le generazioni future.

Fino ad ora  il network di sensori che ci circondano hanno senz’altro facilitato la nostra vita, ma sono network isolati che si limitano alla raccolta dei dati senza però creare connessioni.

Il web 1.0 ci ha permesso l’accesso a dati isotropici, in altre parole ha reso la consocenza disponibile.

Il web 2.0 ha reso disponibile le diverse applicazioni che permettono l’interazione dei dati tramite i Social Network.

Internet delle cose e la prossima generazione di device (gli Spime Objects, appunto) possono invece rendere fattibile una ricivilizzazione globale del pianeta. Queste reti di sensori distribuiti consentono finalmente di prevaricare i dogmatismi di una cultura imposta e non direttamente percepita.

Ma entriamo nello specifico.

Wide Tag è una start up la cui mission si nutre della filosofia dell’Internet of Things.
Wide Tag lavora da anni sugli Spime Objects per consentirci di riappropriarci del nostro diritto di avere un contatto diretto col mondo, ampliando le nostre capacità di sentire e percepire attraverso un sistema per rilevare in tempo reale l’ambiente circostante e raccoglierne le informazione per renderle accessibili su internet o su dispositivi portatili.

Wide Tag ha elaborato Wide Spime una piattaforma per la raccolta dei dati e il calcolo in real time, che utilizzando il protocollo Open Spime, (rigorosamente opensource) permette ai dispositivi fisici di comunicare i propri dati.

Alcuni esempi di spime objects su cui Wide Tag sta lavorando sono:

  • CO2 meter, un apparecchio che misura la concentrazione di anidride carbonica e permette di visualizzarla su Google Maps, monitorarne i cambiamenti e ovviamente condividerli;
  • Il Social Energy Meter è un device che consente di misurare e quindi controllare l’eventuale dispersione del consumo energetico consentendo di prendere in tempo reale le necessarie misure di risparmio;
  • Wide Noise, che è diventata un app iPhone, permette di calcolare in decibel il livello di rumore nell’area circostante, mapparlo on line, condividerlo su smartphone e computer. C’è anche la possibilità di embeddare un widget sul proprio blog  per distribuire i dati e mostrarli al mondo intero su mappe interattive.

Insomma, oggi più che mai le parole di William Gibson risuonano profetiche: the past is past, the future unformed. There is only the moment, and that is where he prefers to be.

Ecco perché oggi viviamo in un Science Fiction World, perché la meraviglia suscitata dalle ipotesi di mondi paralleli e tecnologicamente evoluti raccontati dagli scrittori di fantascienza hanno inspirato ingegneri, imprenditori e scienziati ad accettare la sfida, a compiere il loro “viaggio interstellare” sfidando tabù e censure alla ricerca di idee e intuizioni oltre il rigido controllo della logica. In altre parole: ipotizzare un mondo migliore e renderlo reale!

Non so quanto tempo ci vorrà affinché tutto ciò divenga realtà comune e fruibile da tutti, ma è pur sempre un segnale di un nuovo modo di pensare ormai necessario!

Come ricorda sempre Gibson The future is already here, it is just unevenly distributed.

Lavoriamoci insieme!

Ulteriori info qui: Technoart Event 2009

iPhone 4 a luglio tra noi!

Ho appena finito di seguire il live blogging dalla Apple Worldwide Developers Conference documentato con dovizia di precisione da Camillo Miller su The Apple Lounge.

Questo è quanto ho appreso e voglio condividere riportando le descrizioni fatte da Camillo:

iPhone 4 ha oltre 100 nuove features!

Il design è esattamente quello mostrato nel prototipo: acciaio inox intorno e vetro davanti, 9.3mm spessoremicrosim su un lato.

La fotocamera (5 megapixel) ha il flash led e raggiunge uno zoom 5x.  Un sensore retroilluminato consente di catturare i fotoni in condizioni di luce pessime restituendo una nitidezza delle immagini superiore.

Il retina display permette una risoluzione 960×460 pixel, il 78% dei pixel di un iPad!

La fotocamera HD, sistema a 720p , 30 frames al secondo, si avvale di una funzione di video editing incorporato per editare i filmati al volo. Inoltre può anche assegnare informazioni di geolocalizzazione alle immagini.

iPhone 4 è dotato di Chip A4 che consente uno storage fino a 32 GB e una maggiore durata della batteria, che però è più grande. E inoltre ci sono nuove API per la gioia dei developers.
Ma soprattutto è ecologico e altamente riciclabile.

Il nuovo Iphone 4 possiede due microfoni per la cancellazione del rumore e un giroscopio, per cui girellando col telefono in mano, si muove lo schermo.

Come già detto da tempo è multitasking e tramite iBooks, l’ iBookstore diventa direttamente accessibile consentendo di scaricare un libro e averlo su tutti i dispositivi pagandolo una volta sola.

Anche iAds, il nuovo servizio di mobile advertising, è una realtà.

In due colori, bianco e nero, 16GB e 32 GB, dovrebbe mantenere lo stesso prezzo del 3GS (a seconda dei contratti coi gestori telefonici italiani).

Ma iPhone 4 è tanto altro ancora!

In Italia uscirà a Luglio e ad Agosto è il mio compleanno! :D

UPDATE:

Qui il video del keynote di Steve Jobs!

Frontiers of Interaction – La controcultura visionaria nella lotta alla “Sindrome della pastasciutta”

Durante la prima giornata di Frontiers of Interaction la Fondazione COTEC, in collaborazione con l’Istituto di Ricerche sulla Popolazione e le Politiche Sociali del CNR, il mensile WIRED e con il sostegno di futuro@lfemminile, (il progetto di responsabilità sociale per le pari opportunità di Microsoft e Acer) ha presentato il rapporto sullo stato dell’Innovazione in Italia.

Oggetto di indagine è  stata la relazione tra donne, scienza e tecnologia in una fascia di età che va dai 30 ai 44 anni.
(foto di Leeander)

Gli stereotipi di genere e una differenziata percezione tra uomini e donne sui rischi e i benefici aderenti allo sviluppo tecnologico sono le amare considerazioni che emergono da tale ricerca.

L’innovazione ha migliorato la vita delle donne, rendendole multitasking e consentendo loro di gestire al meglio il tempo, ma lo scenario di crisi con cui anche le donne si trovano a dover fare i conti suggerisce una certa sfiducia nel futuro, per cui le stesse donne, in una situazione di congiuntura avversa, ritengono opportuno che siano esse stesse a perdere il lavoro piuttosto che gli uomini.

In conclusione risulta necessario attuare strategie politiche e di informazione relative al riconoscimento delle differenze di genere, strategie intese come azioni volte a riconoscere il ruolo che la componente femminile ricopre nella società anche come valore aggiunto allo sviluppo economico e sociale del nostro paese.

Durante la tavola rotonda sull’innovazione con Riccardo Luna (Wired), Salvo Mizzi (Working Capital), Claudio Roveda (COTEC), Giorgia Petrini (GPA) e Pietro Scott Jovane (Microsoft), quest’ultimo, analizzando questo dato, ha ricordato l’importanza di modelli organizzativi aziendali che prevedano solo la presenza intellettuale e non fisica e dove i team possano essere gestiti attraverso gli strumenti tecnologici.
Questo aiuterebbe le donne, che di fatto continuano ad essere responsabili del ménage familiare, non solo a proseguire la propria carriera professionale al pari delle condizioni di un analogo maschile, ma anche a padroneggiare i tools che offre l’era digitale.

A questa considerazione si aggiunge quella di Claudio Roveda per il quale diffondere la cultura dell’innovazione ai diversi strati sociali e nelle diverse posizioni territoriali, vuol dire avere una comprensione razionale di tutti i fenomeni tecnologici, al fine di costruire la  società della conoscenza. Favorire cioè, la capacità della gente di comprendere i fenomeni, interagire con essi, di controllarli e di prendere decisioni razionali.

Una maggiore consapevolezza del calibro dello strumento tecnologico al di là del più diffuso uso quotidiano, ma inteso come portatore di valori innovativi è ciò che determina lo stimolo alla ricerca dell’innovazione continua.

Giorgia Petrini infatti ricorda che l’innovazione arriva dal basso e deve necessariamente seguire il suo percorso al di là dei finanziamenti statali che sono pure importanti, ma che purtroppo, soprattutto nel nostro paese, sono ciechi a tali esigenze.

Ecco perché, aggiunge Salvo Mizzi di Working Capital, l’innovazione, in Italia, in questo momento può diventare una formula vincente se supportata da un network di imprese e privati.

Working Capital rappresenta un esempio di questo sistema. Non è un venture capital ma un sistema strutturato di valutazione di progetti, che siano essi di aspirazione imprenditoriale o di ricerca (relativi quindi ai nativi digitali e alle università).

E’ il caso di Netsukuku, progetto di Andrea Lo Pumo, che prevede la commutazione dei punti di rete wireless Wi-Fi in un apparato di smistamento del traffico dati della rete stessa, insomma un progetto di reti autoconfiguranti peer to peer che si basa sull’idea che internet non è il web.

In altre parole, è la realizzazione dell’idea di una rete libera!

Un’idea che sicuramente si scontrerà con una mentalità respingente e ostile.

Ma da sempre lo stimolo ad esplorare le nuove frontiere è dato dalla sfida all’incertezza e all’immobilità rassicurante.
Se l’innovazione tecnologia viaggia su una rete filosofico esistenziale permeata da una forte esigenza di controcultura visionaria, allora si potrà dare il via a quella profonda rivoluzione sociale e culturale di cui abbiamo bisogno.

Ecco di cosa parla lo straordinario speech di Roberto Bonzio (Italiani di Frontiera) “Dobbiamo tutto agli Hippie”.

Enjoy!

to be continued

Frontiers of Interaction – Intervista al Ministro Brunetta

A dare il via alla due giorni di Frontiers of Interaction è stata l’intervista di Riccardo Luna al Ministro Brunetta che ha rappresentato perfettamente lo stato dell’ innovazione in Italia.

In tempo reale su Twitter si alternavano le domande di tutti coloro che hanno voluto costruire insieme l’intervista al Ministro.
Brunetta con difficoltà, ha tentato di districarsi tra i tanti interrogativi mettendo in luce con orgoglio il lavoro avviato dal governo per digitalizzare la PA attraverso l’utilizzo della PEC,  come se fosse questa una priorità per combattere il digital divide!
E poi il discorso imbastito sulla banda larga, azzardatamente paragonata  al sentiero di Ho Chi Minh per spiegarne la composizione di un sistema di infrastrutture complesso e capillare (O__o), è risultato un groviglio di parole riempitivo degli spazi tra una domanda e l’altra, dimostrando una disinformazione strutturale sulla materia innovazione di cui egli stesso dovrebbe esserne garante.

E’ evidente che c’è un grosso problema di comunicazione che porta la nostra classe dirigente a percepire la rete come un nemico piuttosto che come un ormai necessario strumento di ausilio alla politica stessa per governare con maggior chiarezza e soprattutto con la trasparenza che dovrebbe contraddistinguere l’amministrazione di un paese democratico.

Con la promessa da parte del Ministro che entro la fine dell’anno anche l’Italia avrà il suo portale data.gov si chiude un’intervista che ha ben restituito l’immagine di arretratezza del nostro Paese.

Non ci resta che sperare che tale impegno possa essere l’inizio di un cambiamento di rotta della politica verso la cultura dell’accessibilità dell’informazione.

to be continued


Frontiers of Interaction

Tra poche ore mi immergerò nell’Acquario Romano per respirare aria di innovazione.

Due giorni di seminari e workshop con Forntiers of Interaction.

Mi aspetto sorprese, delusioni, scenari inusuali e tanti nuovi spunti di riflessione. Ma soprattutto attendo con entusiasmo lo Spime Design workshop e  il racconto dell’evoluzione del concetto di sincronicità intesa come portatrice di conoscenza.

Ma si parlerà anche di Geek advertising, Social Usability e Talkology.

La macchina dell’interazione sta scaldando il motore per sfrecciare lungo la strada del cambiamento e la tecnologia sta assumendo sempre più il volto delle relazioni umane!

Stay tuned!

“Il cromosoma X e la sua capacità di autoriproduzione”

Lella CostaOggi è la giornata di webalfemminile.it, una maratona di 24 ore dedicata alle donne e al loro rapporto con la tecnologia, raccontata attraverso dibattiti, videodomande, testimonianze “VIP”, docufiction, sitcom e video aggiunti da gli utenti.

Ho dato una sbirciata al sito e ho trovato testimonianze importanti sull’imprenditoria femminile, come il piccolo ma grandioso progetto abruzzese di ilcapoluogo.it, giornale on line gestito da donne che hanno documentato attraverso l’uso dei nuovi media, la tragedia del terremoto dell’Aquila dello scorso aprile. “Abbiamo aggredito il mondo dal nostro piccolo container” affermano con orgoglio e coraggio Maria Cattini e Roberta Galeotti, vincitrici del premio DonnaèWeb 2009.

E poi interessanti presentazioni di progetti che prevedono l’integrazione tra il web e la didattica tradizionale nelle scuole e la valorizzazione della padronanza nella gestione della rete per la nascita di progetti di imprenditoria femminile. Il web ha snellito la burocrazia e consente di iscriversi on line alla camera commercio, aprire partite IVA e confrontarsi nei forum e nelle community con altre esperienze di buisness al femminile. Per non parlare poi dell’accesso a delle vere e proprie guide on line che orientano le imprenditrici anche anche nella ricerca di  finanziamenti e sgravi fiscali.

C’è chi parla di un aumento delle fiducia in se stesse, chi di reazione a un mercato del lavoro ostile, fatto sta che le statistiche raccontano di donne che usano internet per comprare e gestire le proprie vacanze, acquistare libri e riviste, sottoscrivere abbonamenti a corsi di formazione e addirittura si preferisce il web al sesso… (di ciò, però, non ne farei un vessillo di orgoglio femminile… ma questo è un altro campo di ricerca.)
Le giovani donne preferiscono di gran lunga navigare in rete piuttosto che stare davanti alla tv! Al contrario, agli uomini gli si può togliere tutto, compreso il computer, ma non il televisore!

La strada della parificazione delle opportunità è ancora molto lunga, ma diverse aziende (sul sito si trova la testimonianza della Microsoft) investono sulle donne che ormai occupano posizioni non più esclusivamente nell’ambito del marketing e della comunicazione, ma anche ruoli tecnici e specialistici all’interno del mercato dell’information technology. E sono anche mamme.

Diventa quindi sempre più necessario investire servizi salvatempo (come per esempio gli asili in azienda) che consentano alle donne di organizzare il tempo in maniera funzionale al rendimento lavorativo e alla gestione della propria vita. Altro fattore determinante è la condivisione di best practice tra donne che occupano posizioni di comando e donne all’inizio del proprio percorso lavorativo alla ricerca di modelli di leadership al femminile.
Il diversity managment è quindi una grande opportunità per le aziende che riconoscono le differenze (in questo caso quelle di genere) quali valori aggiunti nella gestione delle risorse umane.

Sul sito si trovano inoltre testimonianze anche inutili e inopportune come quella di Alessia Fabiani che afferma con orgoglio che la showgirl non è  più figura di contorno ma è diventata una donna parlante e pensante nel suo caso anche laureata! O ancora Raul Bova che rivendica il diritto dell’uomo nell’essere unico corteggiatore, e altre sparate su luoghi comuni e amenità varie sul rapporto tra i sessi che più volte si sono esplicitate nella frase “la donna si è evoluta” , cosa che mi ha disturbato non poco. Come se dovessimo essere noi donne felici dell’essere finalmente riuscite a raggiungere l’uomo nel suo processo di evoluzione.

Le parole sono importanti! Ed evoluzione non è sinonimo di emancipazione!!!

“Il linguaggio rende la temperatura sociale dei rapporti che viviamo” recita con eleganza Lella Costa . Il sito offre anche un meraviglioso estratto dello spettacolo Le ragazze che racconta il gioco di potere tra uomo e donna attraverso un’attenta e simpatica riflessione semantica. Lella Costa descrive emblematicamente e con ironia la figura della donna nella storia, nel mito e la sua voglia e il suo desiderio di indipendenza.

La rivendicazione dei nostri diritti è iscritta nella storia dell’umanità, conquistarla con dignità e distinzione, in questo cammino faticoso che dura da troppo tempo, è un nostro dovere. E il web è quello strumento in più che può dare voce alla nostra differenza e quindi al nostro valore.