Durante il Roma Fiction Fest sono stati annunciati i vincitori del primo concorso Premio Solinas – SACT: PILOTI PER SERIE TV.
Diverse polemiche si sono avvicendate attorno all’organizzazione di questa prima edizione.
Il primo Premio di 12.000 euro per la migliore sceneggiatura è andato ex-aequo a:
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SECOLO di Nicholas Valerio (Salinoch);
Sinossi
Nell’Italia del Sud, piena di sole, sangue e nazisti, muore la vecchia Saturnina, un po’ matta, un po’ strega, madre di Gaspare, un figlio grosso quanto tardo, e matrigna di Melania, una giovane e scafata ragazzina della strada. E sulla strada si ritrovano entrambi, in fuga da cose più nere e temibili delle SS. Di sole ce n’è meno a Verquieres, paesello della Francia collaborazionista: il vecchio Morel, ambiguo e losco pretaccio, va a caccia di Dio e del demonio assieme a Laurent, giovane parroco dal cuore fiero.
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MILANO DA BERE di Filippo Bologna, Tommaso Capolicchio, Andrea Garello e Marcello Olivieri.
Sinossi
Milano, dicembre 1984. Un anziano, potente pubblicitario, una cinica fotografa di moda, un giovane faccendiere politico e un dj male in arnese. Nella lunga notte della Milano da bere le loro vite a una svolta. Poi, uno schianto all’alba. La morte del vecchio patriarca. La scoperta che i tre giovani sono i suoi figli. Quando già si profila una lotta per l’eredità, una nuova, inaspettata rivelazione cambia le regole del gioco. Milano da bere, un affresco spietato e iperrealista sul decennio che ha cambiato la storia del nostro paese.
Una menzione speciale di 3.000 euro è stata consegnata a
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DOPO LA PIOGGIA di Nello Calabrò.
Sinossi
Una disastrosa alluvione ha colpito un piccolo paese; gli scampati sono costretti ad abbandonare le proprie abitazioni e a vivere in un grande albergo in attesa di un ritorno alla normalità che tarda ad arrivare. Seguiamo le loro vicissitudini attraverso lo sguardo stupito e incantato di una bambina e di un anziano che ha perso il figlio nella tragedia, ma non a causa dell’alluvione …
Le motivazioni della scelta le potete trovare qui.
Come già ho avuto modo di raccontare uno dei finalisti è figlio di una giurata che poi ha preferito dimettersi per fare sì che il figlio venisse giudicato obiettivamente, superando così la violazione delle norme e del regolamento.
E tutti i finalisti sono sceneggiatori professionisti!
La competizione, a mio avviso, non è stata esattamente equilibrata!
E’ risaputo che per lavorare come sceneggiatore, almeno in Italia, oltre a talento, intraprendenza e caparbietà, sono necessari i giusti contatti.
C’è chi è riuscito a costruirne diversi perché si è saputo muovere nell’ambiente e c’è chi, invece, gli ha ereditati dalla famiglia. La possibilità di conoscenze dirette con produttori e broadcaster per tali fortunati è decisamente più agevole rispetto a chi invece deve faticare per avere semplicemente la possibilità di essere letto.
Per tale ragione ritengo che sia alquanto inopportuno che professionisti o figli di professionisti, partecipino a tali concorsi e lascino lo spazio a chi, invece, occasioni di contatto diretto ancora non ne ha avute.
Le motivazioni che hanno spinto la SACT a promuovere la scoperta e a sostenere nuove idee per una rivalutazione della produzione di fiction italiana, sono meritevoli e necessitano di sostegno e promozione. Ma le forme di tale inn0vazione non dovrebbero passare attraverso un concorso di sceneggiature per Piloti tv che, a mio avviso, dovrebbe essere invece uno spazio democratico per chi normalmente un accesso ai produttori non ce l’ha. Mi riferisco a tutti quegli sceneggiatori non professionisti i cui progetti, spesso e volentieri, se non opportunamente segnalati, vengono cestinati senza neanche essere letti.
E’ altresì necessario che la SACT e tutte le associazioni di autori incentivino la promozione di nuove idee e linguaggi televisivi anche per i professionisti la cui consapevolezza artistica viene spesso limitata dalle linee editoriali di reti televisive convenzionali e statiche.
Esistono forme di protesta unitaria (basti pensare allo sciopero degli sceneggiatori di Hollywood di qualche anno fa) o strategie propositive quali l’organizzazione di pitch stagionali o collaborazioni dalle diverse tipologie con i broadcaster, ad esempio brain storming strutturati o realizzazione di pitch visivi o piccoli promo low budget… affinché si possa dare finalmente una voce concreta alle ambizioni artistiche non solo di chi le idee è in grado di realizzarle, ma anche di una fascia molto ampia di pubblico che non ne può più di storie di papi, santi ed eroi soffocati dai buoni sentimenti!















Sono “persone diverse” che aspirano, come suggerisce il titolo, a essere umani, a confondersi nel mondo con le loro normali storie. Personaggi inquietanti e misteriosi che si confondono nei labili confini del Bene e del Male trascinano i nostri eroi in un cammino oscuro costellato di scontri, scelte delicate e dolorose prove d’amore in cui ciascuno dovrà fare i conti con il proprio passato.

Uno scoraggiante interrogativo serpeggia tra gli addetti ai lavori che seguono con passione il Roma Fiction Fest: perchè il modello produttivo seriale italiano rimane incancrenito nelle sue mediocri sicurezze e non osa sperimentare come si fa ormai da tempo in tutta Europa? Ho ascoltato le risposte più disparate e spesso anche disperate, ho sentito ipotesi, teorie e previsioni disfattiste su un futuro sempre più buio. Mah…, sarà che la mia esperienza sul campo è forse relativa, sarà l’ottimismo radicato nel modello di cultura democratica che dilaga in rete e di cui mi faccio pasionaria sostenitrice, ma proprio non riesco a farmi convincere da nessuna di tali argomentazioni e preferisco affiliarmi alla teoria che sia sempre e comunque colpa di Berlusconi, così, tanto per dire la mia anche io.