Archivi categoria: Articoli

Frontiers of Interaction – Spime Design Workshop – the future is here!

David Orban è presidente di Humanity+, fondatore e Chief Evangelist di Wide Tag e si occupa di tanti altri progetti accomunati da una forte spinta motivazionale a dare voce al nostro pianeta, ai suoi elementi e a permettere loro di interagire con gli esseri umani in vista di una pacifica convivenza e di uno sviluppo collettivo democratico e sostenibile.

Tuttavia lo sviluppo tecnologico corre a una velocità maggiore rispetto all’evoluzione e al grado di civilizzazione degli esseri umani per cui si crea un gap comunicativo forte che spesso diventa abissale di fronte alla diffidenza e allo scetticismo delle istituzioni e del pensiero comune.
Il libero e diretto accesso alle informazioni e la possibilità di condivisione di tali conoscenze può costituire il superamento di questo gap.

Interconnettere gli oggetti del mondo è la missione dell’ Internet delle cose, e il suo cuore pulsa nei modelli di rete peer to peer.

Se tutti gli oggetti fossero dotati di sensori (Spime Objects) potremmo comunicare direttamente col mondo, rivolgergli le giuste domande, ascoltarlo, comprenderlo e vivere in armonia con esso, senza la mediazione di una sovrastruttura di controllo e censura delle informazioni.
Il valore di attendibilità della conoscenza dal basso sarebbe in tal modo anche costantemente monitorato ed essa potrebbe delineare gli interventi e le modifiche appropriate e necessarie da apportare ad ogni specifica situazione.

In altre parole questa umanizzazione della tecnologia consentirebbe un approccio diretto e naturale col il mondo, un’alleanza in tutti i campi e in tutti i settori, alla luce della sicurezza e della trasparenza, dando vita a nuovi modelli produttivi.

Gli Spime Objects (SPace+tIME neologismo coniato da Bruce Sterling) sono costituiti da  GPS (per cui sanno dove si trovano), memoria (hanno percezione e consapevolezza di se stessi), sensori (attraverso i quali percepiscono il mondo e misurano le informazioni) e hanno capacità di comunicazione (condividono i dati raccolti con la nuvola di Internet).

Sotto il nostro controllo tali oggetti ci rendono portatori e garanti di queste informazioni che possiamo integrare con la vita quotidiana di tutti.

Ovunque  l’ambiente può essere percepito, controllato, analizzato, misurato e registrato: la sfida dell’Internet of Things è proprio questa: creare, moltiplicare, spiegare e connetterci tutti al grande network dei sensori intelligenti.

Connettere in rete il mondo fisico vuol dire permettere agli oggetti di connettersi l’un l’altro per  mappare ciò che conosciamo e monitorare il pianeta al fine di dare il via a un nuovo modello culturale dinamico basato sugli strumenti di condivisione della cultura. Ciò consentirebbe l’allontanamento dal disinteresse per realtà finora percepite lontane e irraggiungibili e aprirebbe la strada a una partecipazione attiva e consapevole alle dinamiche che riguardano la salute del nostro pianeta nutrendo il sentimento di responsabilità morale per le generazioni future.

Fino ad ora  il network di sensori che ci circondano hanno senz’altro facilitato la nostra vita, ma sono network isolati che si limitano alla raccolta dei dati senza però creare connessioni.

Il web 1.0 ci ha permesso l’accesso a dati isotropici, in altre parole ha reso la consocenza disponibile.

Il web 2.0 ha reso disponibile le diverse applicazioni che permettono l’interazione dei dati tramite i Social Network.

Internet delle cose e la prossima generazione di device (gli Spime Objects, appunto) possono invece rendere fattibile una ricivilizzazione globale del pianeta. Queste reti di sensori distribuiti consentono finalmente di prevaricare i dogmatismi di una cultura imposta e non direttamente percepita.

Ma entriamo nello specifico.

Wide Tag è una start up la cui mission si nutre della filosofia dell’Internet of Things.
Wide Tag lavora da anni sugli Spime Objects per consentirci di riappropriarci del nostro diritto di avere un contatto diretto col mondo, ampliando le nostre capacità di sentire e percepire attraverso un sistema per rilevare in tempo reale l’ambiente circostante e raccoglierne le informazione per renderle accessibili su internet o su dispositivi portatili.

Wide Tag ha elaborato Wide Spime una piattaforma per la raccolta dei dati e il calcolo in real time, che utilizzando il protocollo Open Spime, (rigorosamente opensource) permette ai dispositivi fisici di comunicare i propri dati.

Alcuni esempi di spime objects su cui Wide Tag sta lavorando sono:

  • CO2 meter, un apparecchio che misura la concentrazione di anidride carbonica e permette di visualizzarla su Google Maps, monitorarne i cambiamenti e ovviamente condividerli;
  • Il Social Energy Meter è un device che consente di misurare e quindi controllare l’eventuale dispersione del consumo energetico consentendo di prendere in tempo reale le necessarie misure di risparmio;
  • Wide Noise, che è diventata un app iPhone, permette di calcolare in decibel il livello di rumore nell’area circostante, mapparlo on line, condividerlo su smartphone e computer. C’è anche la possibilità di embeddare un widget sul proprio blog  per distribuire i dati e mostrarli al mondo intero su mappe interattive.

Insomma, oggi più che mai le parole di William Gibson risuonano profetiche: the past is past, the future unformed. There is only the moment, and that is where he prefers to be.

Ecco perché oggi viviamo in un Science Fiction World, perché la meraviglia suscitata dalle ipotesi di mondi paralleli e tecnologicamente evoluti raccontati dagli scrittori di fantascienza hanno inspirato ingegneri, imprenditori e scienziati ad accettare la sfida, a compiere il loro “viaggio interstellare” sfidando tabù e censure alla ricerca di idee e intuizioni oltre il rigido controllo della logica. In altre parole: ipotizzare un mondo migliore e renderlo reale!

Non so quanto tempo ci vorrà affinché tutto ciò divenga realtà comune e fruibile da tutti, ma è pur sempre un segnale di un nuovo modo di pensare ormai necessario!

Come ricorda sempre Gibson The future is already here, it is just unevenly distributed.

Lavoriamoci insieme!

Ulteriori info qui: Technoart Event 2009

Frontiers of Interaction – La controcultura visionaria nella lotta alla “Sindrome della pastasciutta”

Durante la prima giornata di Frontiers of Interaction la Fondazione COTEC, in collaborazione con l’Istituto di Ricerche sulla Popolazione e le Politiche Sociali del CNR, il mensile WIRED e con il sostegno di futuro@lfemminile, (il progetto di responsabilità sociale per le pari opportunità di Microsoft e Acer) ha presentato il rapporto sullo stato dell’Innovazione in Italia.

Oggetto di indagine è  stata la relazione tra donne, scienza e tecnologia in una fascia di età che va dai 30 ai 44 anni.
(foto di Leeander)

Gli stereotipi di genere e una differenziata percezione tra uomini e donne sui rischi e i benefici aderenti allo sviluppo tecnologico sono le amare considerazioni che emergono da tale ricerca.

L’innovazione ha migliorato la vita delle donne, rendendole multitasking e consentendo loro di gestire al meglio il tempo, ma lo scenario di crisi con cui anche le donne si trovano a dover fare i conti suggerisce una certa sfiducia nel futuro, per cui le stesse donne, in una situazione di congiuntura avversa, ritengono opportuno che siano esse stesse a perdere il lavoro piuttosto che gli uomini.

In conclusione risulta necessario attuare strategie politiche e di informazione relative al riconoscimento delle differenze di genere, strategie intese come azioni volte a riconoscere il ruolo che la componente femminile ricopre nella società anche come valore aggiunto allo sviluppo economico e sociale del nostro paese.

Durante la tavola rotonda sull’innovazione con Riccardo Luna (Wired), Salvo Mizzi (Working Capital), Claudio Roveda (COTEC), Giorgia Petrini (GPA) e Pietro Scott Jovane (Microsoft), quest’ultimo, analizzando questo dato, ha ricordato l’importanza di modelli organizzativi aziendali che prevedano solo la presenza intellettuale e non fisica e dove i team possano essere gestiti attraverso gli strumenti tecnologici.
Questo aiuterebbe le donne, che di fatto continuano ad essere responsabili del ménage familiare, non solo a proseguire la propria carriera professionale al pari delle condizioni di un analogo maschile, ma anche a padroneggiare i tools che offre l’era digitale.

A questa considerazione si aggiunge quella di Claudio Roveda per il quale diffondere la cultura dell’innovazione ai diversi strati sociali e nelle diverse posizioni territoriali, vuol dire avere una comprensione razionale di tutti i fenomeni tecnologici, al fine di costruire la  società della conoscenza. Favorire cioè, la capacità della gente di comprendere i fenomeni, interagire con essi, di controllarli e di prendere decisioni razionali.

Una maggiore consapevolezza del calibro dello strumento tecnologico al di là del più diffuso uso quotidiano, ma inteso come portatore di valori innovativi è ciò che determina lo stimolo alla ricerca dell’innovazione continua.

Giorgia Petrini infatti ricorda che l’innovazione arriva dal basso e deve necessariamente seguire il suo percorso al di là dei finanziamenti statali che sono pure importanti, ma che purtroppo, soprattutto nel nostro paese, sono ciechi a tali esigenze.

Ecco perché, aggiunge Salvo Mizzi di Working Capital, l’innovazione, in Italia, in questo momento può diventare una formula vincente se supportata da un network di imprese e privati.

Working Capital rappresenta un esempio di questo sistema. Non è un venture capital ma un sistema strutturato di valutazione di progetti, che siano essi di aspirazione imprenditoriale o di ricerca (relativi quindi ai nativi digitali e alle università).

E’ il caso di Netsukuku, progetto di Andrea Lo Pumo, che prevede la commutazione dei punti di rete wireless Wi-Fi in un apparato di smistamento del traffico dati della rete stessa, insomma un progetto di reti autoconfiguranti peer to peer che si basa sull’idea che internet non è il web.

In altre parole, è la realizzazione dell’idea di una rete libera!

Un’idea che sicuramente si scontrerà con una mentalità respingente e ostile.

Ma da sempre lo stimolo ad esplorare le nuove frontiere è dato dalla sfida all’incertezza e all’immobilità rassicurante.
Se l’innovazione tecnologia viaggia su una rete filosofico esistenziale permeata da una forte esigenza di controcultura visionaria, allora si potrà dare il via a quella profonda rivoluzione sociale e culturale di cui abbiamo bisogno.

Ecco di cosa parla lo straordinario speech di Roberto Bonzio (Italiani di Frontiera) “Dobbiamo tutto agli Hippie”.

Enjoy!

to be continued

Frontiers of Interaction – Intervista al Ministro Brunetta

A dare il via alla due giorni di Frontiers of Interaction è stata l’intervista di Riccardo Luna al Ministro Brunetta che ha rappresentato perfettamente lo stato dell’ innovazione in Italia.

In tempo reale su Twitter si alternavano le domande di tutti coloro che hanno voluto costruire insieme l’intervista al Ministro.
Brunetta con difficoltà, ha tentato di districarsi tra i tanti interrogativi mettendo in luce con orgoglio il lavoro avviato dal governo per digitalizzare la PA attraverso l’utilizzo della PEC,  come se fosse questa una priorità per combattere il digital divide!
E poi il discorso imbastito sulla banda larga, azzardatamente paragonata  al sentiero di Ho Chi Minh per spiegarne la composizione di un sistema di infrastrutture complesso e capillare (O__o), è risultato un groviglio di parole riempitivo degli spazi tra una domanda e l’altra, dimostrando una disinformazione strutturale sulla materia innovazione di cui egli stesso dovrebbe esserne garante.

E’ evidente che c’è un grosso problema di comunicazione che porta la nostra classe dirigente a percepire la rete come un nemico piuttosto che come un ormai necessario strumento di ausilio alla politica stessa per governare con maggior chiarezza e soprattutto con la trasparenza che dovrebbe contraddistinguere l’amministrazione di un paese democratico.

Con la promessa da parte del Ministro che entro la fine dell’anno anche l’Italia avrà il suo portale data.gov si chiude un’intervista che ha ben restituito l’immagine di arretratezza del nostro Paese.

Non ci resta che sperare che tale impegno possa essere l’inizio di un cambiamento di rotta della politica verso la cultura dell’accessibilità dell’informazione.

to be continued


Frontiers of Interaction

Tra poche ore mi immergerò nell’Acquario Romano per respirare aria di innovazione.

Due giorni di seminari e workshop con Forntiers of Interaction.

Mi aspetto sorprese, delusioni, scenari inusuali e tanti nuovi spunti di riflessione. Ma soprattutto attendo con entusiasmo lo Spime Design workshop e  il racconto dell’evoluzione del concetto di sincronicità intesa come portatrice di conoscenza.

Ma si parlerà anche di Geek advertising, Social Usability e Talkology.

La macchina dell’interazione sta scaldando il motore per sfrecciare lungo la strada del cambiamento e la tecnologia sta assumendo sempre più il volto delle relazioni umane!

Stay tuned!

Davide Enia al Salone del Libro

Tra editoria indipendente, colossi editoriali, rivoluzioni digitali, noiosissime lectio magistralis, intellettualismi e vippume vario, si chiude oggi il Salone del Libro.

Ho passeggiato con tutta la calma possibile tra i vari stand, ho assistito a incontri e conferenze, ho conosciuto persone nuove e interessanti e ho chiacchierato e chiacchierato senza fine.

Ma il momento più emozionante, al di là della beatitudine dei sensi ad ogni giandiuotto che si scioglieva lentamente in bocca ammantandomi di gaudio supremo, è stato lo spettacolo di Davide Enia.

L’incontenibile cantastorie siciliano mi conquistò già l’anno scorso sempre qui al Salone. Quest’anno mi ha inebriato di emozioni col suo intenso monologo che consacra la partita che nel 1982 vide l’Italia trionfare contro il Brasile dei miti.

Accompagnato da chitarra e percussioni, Davide ti trascina nel ricordo degli eventi salienti di quell’anno e ti conduce per mano nella consuetudine della cucina della sua casa a Palermo dove si riunivano, secondo precisi riti propiziatori e scaramantici, famiglia e amici davanti al leggendario Sony Triniton, status symbol dei goliardici anni ’80.

Davide riesce ad alternare, con una delicata armonia, intensi momenti festosi e farseschi e lunghi attimi di profonda commozione,  srotolando un energico racconto epico e popolare che ha per protagonisti i calciatori, simboli eroici delle virtù italiche, capaci di riunire gli italiani tutti sotto la bandiera dell’orgoglio nazionale.

Un racconto ritmato intarsiato da noti struggenti che mi ha condotto attraverso le suggestioni della mia infanzia quando, in quei caldi mesi del lontano ’82, indossavo con orgoglio la magliettina di Naranjito cantando a squarciagola sul piazzale della nostra vecchia casa in campagna, Tanz Bambolina di Alberto Camerini.

Un orango si aggira per il Salone del Libro

Sono gli oranghi dell’ Indonesiana a rischio estinzione a causa dei milioni di ettari di foreste che vengono distrutte ogni anno nel sud est asiatico per la produzione della carta. Spesso sono operazioni illegali e incontrollate ad uso e consumo delle grosse multinazionali della carta, che oltre all’estinzione di importanti specie animali, creano grossi conflitti con le realtà locali e accelerano il cambiamento climatico causando grandi emissioni di gas serra.
Greenpeace, in occasione del Salone del Libro di Torino, ha dato vita a un’iniziativa che coinvolge l’editoria del nostro paese e ha deciso di stilare una classifica da cui emerge che il 75% degli editori italiani non conosce la provenienza della carta con cui produce i suoi libri.

L’Italia è il più importante acquirente di carta indonesiana, ma a quanto pare, la maggioranza degli editori sembrano ignorare questo fattore.

Solo alcuni editori hanno scelto di utilizzare carta ecosostenibile, altri non se ne sono neanche posti il problema, altri ancora si sono rifiutati di fornire informazioni a riguardo.

Uno dei volontari che ha indossato per ore il pesantissimo e caldissimo costume da orango, mi ha appena raccontato che la gente, alla parola Greenpeace, risponde con curiosità,  accetta con un sorriso il loro volantino e spesso si presenta allo stand (PAD 2 F133) per chiedere ulteriori informazioni.

Speriamo che questa operazione possa in qualche modo sensibilizzare gli editori italiani a intraprendere una politica ecosostenibile che non solo non comporterebbe alcun costo aggiuntivo, ma al contrario li renderebbe complici di un grosso progetto d’amore e rispetto per il nostro pianeta.

Per maggiori info c’è un bell’articolo su greenme.it.

Wikipedia offre un panorama dettagliato sugli effetti dei mutamenti climatici sia per quanto riguarda quelli causati dall’uomo sia quelli relativi alla naturale evoluzione del nostro pianeta.

UPDATE: Questa mattina gli attivisti di Greenpeace hanno messo in atto una dimostrazione di protesta allo stand della Feltrinelli per ricordare il disinteresse della casa editrice per i temi dell’ecosostenibilità. Qui troverete tutte le immagini.

Le Invasioni Mediatiche al Salone del Libro

La novità di quest’anno del Salone del Libro è lo stand Invasioni Mediatiche dove non poteva non avere luogo la presentazione dell’iPad, ma anche dei principali modelli di e-book reader, dal Kindle ai vari modelli di Cybook.
Anche i più scettici avranno finalmente la possibilità di sperimentare dal vivo la fruibilità dei contenuti digitali e la godibilità delle interfacce amichevoli dei differenti device. Si parlerà di didattica, di nuove prospettive per la scuola e per l’università, per le aziende e per le pubbliche amministrazioni.

Domenica alle 17.00 Antonio Tombolini di Simplicissimus Book Farm illustrerà nel dettaglio i segreti dell’inchiostro elettronico durante il Simplicissimus e-book Show.

Se vi incuriosisce osservare la gente alle prese con gli e-book reader potete collegarvi al canale livestreaming di Simplicissimus, PAD1 E83!

Di editoria digitale si è parlato ieri durante l’incontro Che fine farà l’e-book. Tra libri di carta e applicazioni digitali a cura di AIE (Associazione Italiana Editori) e Salone del Libro dove, tra statistiche di vendita ed elaborazioni di scenari futuribili, si è parlato di una visione non oppositiva, ma tutt’al più collaborativa e di pacifica convivenza tra la carta e i contenuti digitali. In altre parole gli e-book forniranno nuove prospettive di lettura e anzi concorreranno ad ampliare la fascia di lettori, soprattutto quella dei nativi digitali.

Ma ciò che più interessa agli editori è delineare un modello di business appropriato in relazione alla determinazioni di DRM, Social DRM, piattaforme di vendita e royalities agli autori.

Ma nel frattempo il mercato va avanti e Ibs crea un canale dedicato all’acquisto dei libri digitali in lingua italiana. 400 titoli in formato ePub e Pdf.

La distribuzione avverrà tramite  STEALTH la piattaforma di Simplicissimus Book Farm!

Per approfondire l’argomento c’è un bell’articolo di Wired.

L’India al Salone del Libro di Torino

Oggi si è inaugurata la ventritreesima edizione del Salone del Libro di Torino.
Tra costanti e novità, il filo conduttore di quest’anno è la Memoria e il suo ruolo all’interno di un presente sfuggente che, con fatica, rincorre un futuro in continua evoluzione e cambiamento.
Ripercorrere il nostro passato,  anche attraverso la più facile accessibilità che la cultura digitale offre, è il punto di partenza ideale per riflettere sugli scenari futuribili della nostra civiltà.
A offrire delle risposte e delle prospettive a riguardo interverranno grandi e illustri rappresentanti della cultura internazionale tra cui i finalisti del Premio Salone del Libro che quest’anno sono Paul Auster, Carlos Fuentes e Amos Oz.

L’India, con i suoi scenari esotici ricchi di contraddizioni e di sorprese, è il paese ospite che svelerà, attraverso i suoi autori, i segreti di un popolo spontaneamente connesso al divino e di una nuova economia in rapido sviluppo.

Ad aprire il primo dei tanti incontri è stato Sudhir Kakar romanziere e saggista, nonché psicoanalista, che racconta l’ amore e il misticismo tra le contrapposizioni della sua terra, ma anche le costanti che uniscono il popolo indiano nella spontanea tendenza alla spiritualità e alla percezione di se stessi in rapporto alla natura e all’ Universo e della forte unità tra il corpo e la psiche nella consapevolezza di sé.

Ma la Fiera ospiterà anche un’ altra rappresentante importante della realtà indiana, la coraggiosa Sampat Devi, fondatrice del movimento del «Sari Rosa» che lotta per la valorizzazione della donna contro la sua riduzione ai margini della società.
E ci sarà spazio anche per Amruta Patil che presenterà la prima graphic novel indiana al femminile, la storia d’amore struggente di due donne, Kari e Ruth, tra gli scenari metropolitani della Mumbai contemporanea.

Da sempre i mille volti dell’India esercitano un enorme fascino sul mondo occidentale dalla pratica della nonviolenza di Ghandi all’ invito di Tagore a pensare col cuore.
Scrive Tagore in Personalità (1917)”…Quando la vita era semplice, tutte le facoltà dell’uomo erano in perfetta armonia; ma da quando fu separato l’intelletto dallo spirito e dal fisico, la scuola trascurò completamente lo spirito: mirando unicamente a fornire delle cognizioni, accentua lo squilibrio delle facoltà. Io credo in un mondo spirituale, non come cosa staccata da questo mondo, ma come la sua più intima essenza“.

Non ci rimane che cogliere le opportunità che le più evolute forme di comunicazione ci offrono nella facilità di condivisione delle informazioni, e aprirsi al recupero della propria Memoria storica e dell’indentità culturale al fine di cercare la costante universale che accomuna l’umanità tutta.

Chi sei tu, lettore che leggi

le mie parole tra un centinaio d’anni?

Non posso inviarti un solo fiore

della ricchezza di questa primavera,

una sola striatura d’oro

delle nubi lontane.

Apri le porte e guardati intorno.

Dal tuo giardino in fiore cogli

i ricordi fragranti dei fiori svaniti

un centinaio d’anno fa.

Nella gioia del tuo cuore possa tu sentire

la gioia vivente che cantò

in un mattino di primavera,

mandando la sua voce lieta

attraverso un centinaio d’anni.

[da R. Tagore, Il Giardiniere 1913]

Caravaggio alle Scuderie del Quirinale

Fino al 13 giugno le Scuderie del Quirinale celebrano i 400 anni dalla morte di Michelangelo Merisi ospitando la mostra “Caravaggio” che raccoglie circa una trentina di tele di produzione certa e autografa.

Durante la mia visita le sale hanno accolto troppi visitatori. Sicuramente prevedibile e comprensibile di domenica, ma sarebbe stato opportuno, a mio avviso, contenere l’afflusso veicolandolo secondo modalità e tempi adeguati.

Inoltre la sala buia (scelta finalizzata all’esaltazione dei contrasti cromatici) è stata illuminata da faretti spesso mal posizionati che obbligano lo spettatore a collocarsi in un solo specifico punto per poter godere appieno della bellezza del quadro nel suo gioco di ombre e luci.

L’esposizione, modellata su due piani, segue un percorso non cronologico ma di confronto tematico. Troviamo infatti il “Ragazzo con il canestro di frutta”, del periodo giovanile, associato al “Bacco degli Uffizi”, “Il suonatore di liuto” insieme ai “I musici” che regalano l’idea di amore come armonia, le due versioni de “La cena in Emmaus”, le tre tele del “San Giovanni Battista“.

Nell’osservazione del vero, alla ricerca del naturalismo, Caravaggio riesce a restituire immagini che si elevano oltre la mediocrità della realtà, regalando un’estetica della luce innovativa e complessa.
E così nel dipinto “Amor vincit omnia” l’Amore trionfa sulle arti e seduce attraverso la complicità di un sorriso provocante.

Ma Caravaggio dipinge anche i grandi temi biblici come “Giuditta e Oloferne”  rappresentata con crudezza di particolari, la “Cattura di Cristo nell’orto” in cui l’artista dipinge se stesso nell’atto di portare la luce che illumina la fede e la redenzione.

E poi i temi del sommo e della morte con “Amore dormiente” che non trionfa più, ma esanime, avvolto nel buio, sembra privo di vita e simboleggia il periodo buio in cui l’angoscia per la sentenza di condanna a morte porta Caravaggio a fuggire e a cercare riparo tra i Cavalieri di Malta. Tale ossessione la si ritrova in “Davide con la testa di Golia” , dove la testa del gigante ricorda le fattezze dell’artista, ma anche nello sguardo addolorato e malinconico del vincitore.

Nonostante la folla, la scarsa illuminazione e le audioguide prolisse e noiose, la mostra è un’esperienza dei sensi da non perdere, fino alla fine.
Abbandonando il buio della sala, infatti, ci si ritrova avvolti in un gioco di luci tutto naturale che filtra attraverso l’ampia vetrata delle Scuderie del Quirinale e ci regala una vista di Roma che abbraccia, con un unico sguardo, un panorama incantevole dal Vittoriano al Quirinale passando per S. Pietro.

E’ opportuno visitare la mostra al più presto perchè alcune opere sono in esposizione temporanea e verranno trasferite prima della fine dell’evento.

Caravaggio lo si può trovare anche fuori dalla mostra, visitando per esempio la Chiesa di San Luigi dei Francesi che contiene “la Vocazione di San Matteo” e “Il Martirio di San Matteo” e “San Matteo e l’Angelo“.

Nella Chiesa di Sant’Agostino, troviamo la “Madonna dei Pellegrini“,  Santa Maria del Popolo, invece offre “La Conversione di San Paolo” e la “Crocifissione di San Pietro“.

Equal Pay Day

Oggi le donne si sono vestite di rosso e hanno celebrato l’Equal pay day (giornata dell’eguale retribuzione) per rivendicare il diritto all’uguaglianza salariale. Il rosso simboleggia il colore dei conti delle donne. Una donna, per guadagnare, a parità di condizioni, quanto un collega uomo in un anno, deve lavorare fino al 15 aprile dell’anno successivo!
La Costituzione italiana garantisce la parità salariale, il gap infatti è dato dalla parte variabile, ossia straordinari, mobilità, premi produzione…
Le statistiche divergono sui dati specifici, ma tutte convergono nello stabilire che il divario salariale esiste e ha forti ripercussioni sulla struttura della nostra società. Le donne sono spesso limitate nelle loro carriere dalla gestione del ménage familiare a causa di strutture di sostegno scarse e/o di difficile accesso e di pregiudizi paralizzanti.

La Commissione Europea sta lavorando per intraprendere provvedimenti atti a ridurre tale disparità tra uomini e donne nei prossimi 5 anni (Risoluzione 5 marzo).

L’Equal Pay Day è stato organizzato dalla BPW (Business and Professionale Women) che si propone di valorizzare concretamente il potenziale professionale, di buisness  e leadership delle donne a tutti i livelli attraverso programmi di empowerment, sostegno, consulenza, networking e skill building.

Qui , qui qui alcuni web spot sulla precarietà e discriminazione di genere.

Qui invece un interessante video sugli stereotipi di genere.