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Un Karma Pesante

Eugenia Viola non insegue alcun sogno, se non quello, inconsapevole, di trovare se stessa.
E si cerca prima nel miraggio londinese, poi in una Milano patinata e in una New York individualista.
Sembra non soffrire mai veramente e con naturalezza indossa jeans o tailleur all’occorrenza.
Al suo ritorno il proprio mondo interiore diventa un’ombra dietro la frenesia del lavoro più bello del mondo.

Un giorno si trova costretta a fermarsi e tutto le sembra diverso. Ma tutto è come prima.
Il suo sguardo, invece, comincia a percepire una bellezza fino ad allora sconosciuta.

E’ la  vita  a condurre il gioco ed Eugenia è protagonista di un film scritto dalle persone che sfiorano la sua vita.
Ma in fondo le persone che accogliamo, le scegliamo perché  hanno un po’ di ciò che vorremmo essere e un po’ di ciò che disprezziamo. E in questa catarsi viviamo l’illusione di essere persone migliori.

Eugenia non fugge, lei semplicemente va dove la porta l’istinto, senza un piano, senza una meta e ogni luogo diventa il suo luogo, e quando la sintonia svanisce, va da un’altra parte, guidata da un destino che non le fa promesse.
Eugenia sembra quasi sterile, come tutta la sua narrazione. Una storia che ha un inizio qualunque e un finale improvvisato. Restituisce un personaggio poco attraente, quasi noioso con il quale è difficile instaurare una qualunque tipo di relazione. Come se un muro di parole non scritte impedisse uno scambio di emozioni ancor più necessario quando si racconta una storia che non ha trama e che dovrebbe svolgersi attraverso l’energia dei personaggi e dei loro legami col mondo.

Si legge tutto d’un fiato Karma Pesante, perché speri fino alla fine che arrivi non un finale d’effetto, ma quanto meno una rivelazione non così banale.

La storia scivola via con facilità, attraverso due piani narrativi che si avvicinano e si allontanano con grazia, merito anche della scrittura semplice e lineare, che però si porta dietro il carico di quel contagioso karma pesante di cui nessun lettore ha bisogno.

Forse, avendo superato da tempo la masochistica età dell’inquietudine, l’intimità di Eugenia, non trova corrispondenze nella mia e mi lascia semplicemente la delusione per una storia troppo comune ai limiti dell’indifferenza.