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Brindisi Film Festival

Briff Logo

La provincia di Brindisi, in collaborazione con AIACE (Associazione Italiana Amici Cinema d’Essai), all’interno del progetto europeo Interreg III A Italia/Albania, ha dato alla luce il Briff (Brindisi International Film Festival) che ha portato dal 5 al 7 luglio a Brindisi storie in pellicola provenienti da diverse parti del mondo.

Ideatore e direttore artistico è Simone Salvemini, giovane regista brindisino, che ringrazio di cuore per aver illuminato il porto della mia città natale con la luce della passione cinematografica.

Un porto che evoca un passato di comunicazione e scambi culturali che, dopo anni di letargo, si spera, faccia da crocevia intellettuale al fine di coinvolgere le vivaci realtà locali.

Una scelta coraggiosa, meritevole del massimo rispetto e tolleranza di fronte a evidenti inconvenienti organizzativi, ampiamente superati dall’entusiasmo degli organizzatori e dalla bellezza dei cortometraggi presentati.

 

Per la pura cronaca giornalistica, Il BRIFF prevede diverse sezioni ed ha visto quindi più vincitori:

 

Gran Premio Per il Miglior Cortometraggio: El Gran Zambini di Emilio Perez e Igor Legarretta (Spagna, 2005) con le seguenti motivazioni della giuria ” presenta un notevole livello formale e risponde alle richieste del Festival che punta su tematiche sociali, inoltre ha una leggerezza espositiva tale da farsi racconto lirico”.

Il Gran Premio della Giuria (1500 euro) è stato assegnato a Red & Blue di Mahmood Soliman (Egitto, 2006), “perchè sviluppa con mezzi poveri, ma con una trovata narrativa geniale impastata di dramma ed umorismo, il contrasto tra esigenze di rinnovamento e morale tradizionale in un Paese che, con difficoltà, sta camminando verso la modernità

Una menzione speciale è andata a The T-shirt di Hossein Martin Fateli e a Tanghi Argentini di Guido Thys.

Per il Concorso Le Luci di Brindisi il Premio al Miglior Corto di lingua albanese (1500 euro) è stato assegnato a Abandoned Eden di Eno Milkani (Albania, 2002) perché “racconta la arcaicità di un paese che per guardare ad un nuovo futuro deve fuggire dalla sua storia e formalmente usa un linguaggio narrativo fatto di poesia e innovazione.”

Una menzione speciale anche per il corto di animazione The Bridge di Artur Muharremi.
Il premio Concorso Corto Scuola, ex – aequo (due telecamere messe in palio dall’Associazione dei giovani Imprenditori di Confindustria) è stato assegnato a Tra il mio banco e l’infinito della 4°B Scuola Elementare “Drusiani” di Bologna, per la freschezza e l’immediatezza di uno sguardo sul mondo narrativo e poetico espresso attraverso un’animazione semplice ed efficace, ed a La Verità della Scuola Media Statale “Piaggia” di Capannori (Lucca) per l’ironia con cui è stata costruita la storia nelle sue molteplici declinazioni di rilettura dei generi cinematografici classici.

Il Premio del Pubblico per il Concorso Internazionale, è stato vinto da Compito in classe di Daniele Cascella.
Per il Concorso PugliAnderground il premio, assegnato sulla base di una votazione popolare tramite sms, è stato consegnato alla regista brindisina Paola Crescenzo, autrice del corto Extra.


Infine un Premio Speciale è stato assegnato a Gianni Amelio per l’importanza che il suo cinema sociale ha dato alla storia del nostro Paese.

La scuola Romana del Giallo tra Lobby e Hobby

Il 5 giugno 2007 presso la Sala Convegni del Burcardo (SIAE) è stata data voce a un’esigenza: fare gruppo!
È arrivato il momento di farsi sentire condividendo l’esperienza della scrittura alla luce di una scuola Romana del Giallo che riunisca gli autori del genere che, come stato detto dallo stesso organizzatore Biagio Proietti, “bazzicano” a Roma.
All’incontro erano presenti il suddetto Proietti, Massimo Mongai, Massimo Pietroselli, Maurizio Testa, Nicola Verde, Luigi De Pascalis e Giulio Leoni.
In quest’incontro preliminare si è voluto “gettare un sasso nello stagno”, lanciare una provocazione ai cultori della letteratura di genere, autori compresi. Si può parlare con consapevolezza di una Scuola Romana del Giallo?
Nella sua presentazione Massimo Mongai ha dato i numeri relativi al forte incremento che la letteratura gialla e noir ha avuto nel nostro paese. Dai 167 titoli del 1994 si è passati ai 1150 del 2005 e nello specifico la percentuale dei titoli italiani è cresciuta dal 7% al 38% in poco più di 10 anni.
Questi dati incidono notevolmente anche sullo sviluppo delle piccole case editrici che ampio spazio dedicano alla letteratura di genere, che sta finalmente affermandosi con una sua identità forte e di tutto rispetto nel panorama culturale italiano.
Almeno dal punto di vista dei fruitori. Perché spesso ancora si parla di come la letteratura di genere venga usata dagli stessi autori come trampolino di lancio verso il mainstream.
Ed ecco che il giallo viene pian piano contaminato dall’esigenza di raccontare anche altro allargando i propri confini a universi prima d’ora esclusi dal genere.
Come conferma Maurizio Testa “il giallo è meno giallo di prima”.
Ad avvalorare la dignità del genere, citando l’idea di Poe del racconto giallo come “macchina perfetta”, ci pensa Massimo Pietroselli ripercorrendo le tappe del giallo da quello classico al thriller, passando per la suspence, fino a quei racconti in cui la fa da protagonista quel senso di “nero dell’anima” che caratterizza il noir.
Giulio Leoni dà la sua definizione di giallo moderno come un modo di raccontare la lacerazione della società in cui non c’è più una violazione della legge di Dio, ma della legge umana da cui scaturisce il desiderio di giustizia.
Stabilita la nobiltà morale del giallo, che cosa accomuna gli autori romani e li distingue dalle altre scuole? La risposta è: nulla! Ma chi se ne importa!
Mentre Giulio Leoni propone un’atmosfera di riconoscibilità ancora tutta da definire, la gioia della convivialità si diffonde nella platea e prende il sopravvento sdrammatizzando, con fare tutto romano, l’obiettivo ormai non più primario di attribuzione di un’etichetta. Ed ecco finalmente trovato il primo punto in comune!
Come porsi nei confronti del poliziesco, gotico, horror o i vari generi contaminati? Tra una semplicistica e onnicomprensiva etichetta Mistery e l’ improvvisa orticaria suscitata in Mongai dalla parola “contaminazione” non si è riusciti ancora a dare una risposta al quesito che dovrebbe rappresentare il primo punto di un supposto Manifesto della Non Scuola Romana.
E ancora: cosa intendere per romano? Nati a Roma, cresciuti nella capitale? Roma quale ambientazione delle storie?
E tra i racconti nostalgici di Alberto Ciambricco (aka padre del tenente Sheridan) e la riesumazione di vecchie associazioni culturali, il languorino diffuso alla notizia dell’aperitivo imminente convoglia tutti verso il cortile predisposto a un ricco buffet.
Tra sorrisi, chiacchiere e bollicine di prosecco, il primo mattone è stato posto:la sostituzione della parola “Scuola” con “Gruppo” o “Banda” speriamo armata di una forte iniziativa che, senza incappare negli snobismi da lobby, riesca a dare voce all’esigenza di chi ha voglia di raccontare non solo per hobby ma anche per passione.