L’India al Salone del Libro di Torino

Oggi si è inaugurata la ventritreesima edizione del Salone del Libro di Torino.
Tra costanti e novità, il filo conduttore di quest’anno è la Memoria e il suo ruolo all’interno di un presente sfuggente che, con fatica, rincorre un futuro in continua evoluzione e cambiamento.
Ripercorrere il nostro passato,  anche attraverso la più facile accessibilità che la cultura digitale offre, è il punto di partenza ideale per riflettere sugli scenari futuribili della nostra civiltà.
A offrire delle risposte e delle prospettive a riguardo interverranno grandi e illustri rappresentanti della cultura internazionale tra cui i finalisti del Premio Salone del Libro che quest’anno sono Paul Auster, Carlos Fuentes e Amos Oz.

L’India, con i suoi scenari esotici ricchi di contraddizioni e di sorprese, è il paese ospite che svelerà, attraverso i suoi autori, i segreti di un popolo spontaneamente connesso al divino e di una nuova economia in rapido sviluppo.

Ad aprire il primo dei tanti incontri è stato Sudhir Kakar romanziere e saggista, nonché psicoanalista, che racconta l’ amore e il misticismo tra le contrapposizioni della sua terra, ma anche le costanti che uniscono il popolo indiano nella spontanea tendenza alla spiritualità e alla percezione di se stessi in rapporto alla natura e all’ Universo e della forte unità tra il corpo e la psiche nella consapevolezza di sé.

Ma la Fiera ospiterà anche un’ altra rappresentante importante della realtà indiana, la coraggiosa Sampat Devi, fondatrice del movimento del «Sari Rosa» che lotta per la valorizzazione della donna contro la sua riduzione ai margini della società.
E ci sarà spazio anche per Amruta Patil che presenterà la prima graphic novel indiana al femminile, la storia d’amore struggente di due donne, Kari e Ruth, tra gli scenari metropolitani della Mumbai contemporanea.

Da sempre i mille volti dell’India esercitano un enorme fascino sul mondo occidentale dalla pratica della nonviolenza di Ghandi all’ invito di Tagore a pensare col cuore.
Scrive Tagore in Personalità (1917)”…Quando la vita era semplice, tutte le facoltà dell’uomo erano in perfetta armonia; ma da quando fu separato l’intelletto dallo spirito e dal fisico, la scuola trascurò completamente lo spirito: mirando unicamente a fornire delle cognizioni, accentua lo squilibrio delle facoltà. Io credo in un mondo spirituale, non come cosa staccata da questo mondo, ma come la sua più intima essenza“.

Non ci rimane che cogliere le opportunità che le più evolute forme di comunicazione ci offrono nella facilità di condivisione delle informazioni, e aprirsi al recupero della propria Memoria storica e dell’indentità culturale al fine di cercare la costante universale che accomuna l’umanità tutta.

Chi sei tu, lettore che leggi

le mie parole tra un centinaio d’anni?

Non posso inviarti un solo fiore

della ricchezza di questa primavera,

una sola striatura d’oro

delle nubi lontane.

Apri le porte e guardati intorno.

Dal tuo giardino in fiore cogli

i ricordi fragranti dei fiori svaniti

un centinaio d’anno fa.

Nella gioia del tuo cuore possa tu sentire

la gioia vivente che cantò

in un mattino di primavera,

mandando la sua voce lieta

attraverso un centinaio d’anni.

[da R. Tagore, Il Giardiniere 1913]


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