La fine dell’indignazione

votantonioAstensionismo altissimo, la Regione Lazio in mano al clan della Polverini,  Umberto Bossi che si autoproclama candidato sindaco di Milano, suo figlio, il pluriripetente Renzo al Pirellone, l’igienista dentale (di Berlusconi) Nicole Minetti, che entra ufficialmente in consiglio regionale della Lombardia. E la Chiesa che detta regole di moralità cristiana attraverso esplicite indicazioni di voto. E ancora la campagna d’odio di Michele Santoro e del suo baraccone e la battaglia di Grillo che ha tolto quel poco di dignità rimasta alla sinistra.

Razzismo, conservatorismo, elogio del raggiro, imbarbarimento sociale ed emotivo: Signore e Signori, questo è il nostro (non più) Bel Paese.
Dove il diritto del voto è solo un privilegio riservato agli incazzati, a quelli fomentati da questa campagna elettorale mostruosa, appiattita da una satira sterile e inconcludente e da una politica di sinistra astrusa e ingiuriosa. Tutti gli altri, quelli che hanno smesso di sognare una democrazia evoluta, sono rimasti a casa, con la consapevolezza che tanto peggio di così non può andare. E che lo stato delle cose, che ha raggiunto questo livello così basso di involuzione, è dovuto alla convinzione che la natura umana è più incline all’odio e alla sopraffazione che alla solidarietà e alla collaborazione. E allora io, che ho perso ormai il mio potere contrattuale o che forse mai l’ho avuto, perchè mi devo affaticare a dare il mio voto? Tanto è sempre la solita solfa e né l’uno né l’altro saranno in grado di risolvere i miei problemi. A questa gente non rimane che una soluzione, fare da sè, pensare ai propri interessi, tutelarsi e proteggersi con le unghie e con i denti, chiudendosi in un individualismo esasperato e disperato.

Di fronte a questo panorama non ho la forza di provare più alcuna indignazione. Solo tristezza e sconforto animano questi ultimi minuti di questa triste giornata. Domani si ricomincia con la speranza che forse abbiamo finalmente toccato il fondo e adesso non ci può essere altro che una risalita.

2 pensieri su “La fine dell’indignazione

  1. gibilix

    Eh… condivido pienamente lo sconforto.

    All’indignazione pare ormai ci sia un’assuefazione generale. Quanto al fondo mi sarei ormai rotto di pensare di averlo toccato, salvo scoprire poi la botola che conduce al quadro successivo.

  2. wonderpaolastra Autore articolo

    @Gibilix Il problema infatti è che la lunga permanenza nello stare a fondo ha generato una naturale accettazione dello status quo quale unica realtà possibile. :(

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