Basilicata coast to coast

Lui, il DVD, è arrivato puntuale e mi ha atteso pazientemente per giorni. E aveva forse ormai perso le speranze quando, d’improvviso, l’altra sera ho spento le luci, acceso il proiettore e sono sprofondata comodamente sul divano pronta per il lungo viaggio verso la Basilicata coast to coast.

“Ba Ba Basilicata, tu che ne sai, l’hai vista mai?” canta Rocco Papaleo nel finale di questa storia ambientata nella regione il cui accento “non si capisce nemmeno che meridione è”, quel meridione dimenticato da Dio che rappresenta una realtà a sé, incompresa e imprigionata nell’ingannevole immagine di terra anonima, arida e impersonale, tanto da metterne in dubbio persino la sua esistenza.

Ma “la Basilicata esiste. E’ un po’ come il concetto di Dio, ci credi o non ci credi. Io credo nella Basilicata!”

E che Papaleo ci creda lo si capisce bene da tutte le bellissime immagini che ci ha regalato della sua terra.
Sì, è un esplicito spottone alla Basilicata, sostenuto economicamente dalla Regione che ha tutto l’interesse nel liberare se stessa dal complesso di invisibilità a cui l’ ha recentemente condannata l’ascesa turistica di Puglia, Sicilia e Calabria.

In questa strategia produttiva non ci vedo nulla di male, ma anzi ben vengano racconti per immagini che valorizzano la natura e la cultura della nostra Italia.

Ma questa bella storia, dall’inizio divertente e ritmato, disattende le aspettative e stenta a prendere il volo a causa di una sceneggiatura piena di potenzialità inespresse.
L’
urgenza emotiva che spinge i nostri eroi a intraprendere un viaggio a piedi dalla costa tirrenica a quella ionica per partecipare al Festival di Scanzano, è vagamente accennata, così come il loro percorso interiore risulta a volte scontato e prevedibile.

L’intreccio cade in piedi nel finale e riacquista dignità nell’ ultima scena, un momento inaspettato che lascia un sorriso al tempo stesso amaro e consolatorio.

I personaggi, amabili e onesti, interpretati da ottimi attori, si raccontano poco e, quando lo fanno, lo fanno attraverso lo spiegone affidato a un altro personaggio.

Le tante gag brillanti e i dialoghi arguti e delicati purtroppo non riescono a dare uniformità a uno stile narrativo impacciato e confuso, ma il caldo umorismo e l’ironia beffarda che accompagna i nostri musicanti strampalati ci restituiscono comunque una narrazione suggestiva ricca di poesia.



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